lunedì 10 gennaio 2022

Nasce una collana editoriale dedicata al Tevere, "Il Dio scontroso" | Intervista a Stefano Brusadelli

Buon Anno a tutti voi!

Sono tanto felice di ritrovarvi e mi auguro che abbiate iniziato questa nuova avventura con tutta la serenità e la salute che vi meritate.


La mia gioia aumenta ulteriormente per la splendida occasione che mi porta qui da voi oggi: ho avuto il piacere di leggere una nuova opera di un autore conosciuto diversi anni fa, con il suo romanzo Gli amici del venerdì. Già in quella occasione avevo intervistato Stefano Brusadelli (clicca qui per leggere l'intervista precedente) e non potevo che raddoppiare l'entusiasmo per questa nuova esperienza.

Oggi parliamo quindi di "Il Dio scontroso", una raccolta di racconti nati dalla penna di autori romani, di nascita o di adozione, tra cui proprio Stefano Brusadelli, che è anche l'ideatore e il direttore della collana di cui l'opera fa parte, per Palombi Editore.



1. Come nasce l’idea di dedicare un progetto editoriale al fiume Tevere?

S.B. Nel 2020 i cinque Circoli storici romani di canottaggio (Canottieri Roma, al quale appartengo, Tevere Remo, Canottieri Aniene, Canottieri Lazio e Tirrenia Todaro), hanno dato vita ad un’Associazione, presieduta da Marcello Scifoni, per dotare la Capitale di un museo dedicato al fiume. Si tratta di rimediare a una mancanza che ha dell’incredibile: a Roma esistono ben 214 luoghi classificati come spazi museali, ma non ce n’è uno dedicato al fiume più importante del mondo, grazie al quale Roma è nata e ha costruito la sua grandezza scambiando con il resto del mondo persone, idee, merci. Come romano, canottiere e scrittore ho voluto che la battaglia per sensibilizzare la città su tale progetto si servisse anche dei libri. Che restano - non dimentichiamolo – tra i più potenti mezzi di comunicazione.

2. So che il progetto prevede di alternare le opere di narrativa con quelle di saggistica: come mai ha scelto di “aprire le danze” proprio con una raccolta di racconti?

S.B. Anche qui si trattava di riempire una lacuna. Il Tevere è un fiume frequentatissimo dai saggisti, assai meno dai narratori. Mentre sono disponibili ben 61 saggi dedicati al Tevere (e probabilmente sbaglio per difetto), l’attenzione che gli scrittori hanno riservato al Tevere è stata molto più modesta. Niente a che vedere col Tamigi, la Senna, il Danubio, il Don, il Mississipi. “Il Dio scontroso” è il primo libro di narrativa interamente dedicato al fiume di Roma.

3. Non è solo uno il “filo rosso” che unisce i racconti della raccolta: oltre all’amore per la città di Roma e il fiume che la attraversa, temi importanti come la crescita, la rinascita e la malinconia, spesso ci ritroviamo e leggere di un altro protagonista, il canottaggio. Ci racconta come è nata la sua passione?

S.B. Sono cresciuto al Canottieri Roma, dove mi iscrisse mio padre, anche lui canottiere. Remare sul fiume non significa solo praticare lo sport più bello del mondo, ma anche impadronirsi di una parte meravigliosa eppure poco conosciuta della mia città, che amo profondamente. La costruzione dei muraglioni piemontesi ha salvato Roma dalle piene, ma ha cancellato il fiume dagli occhi e dal cuore di troppi romani.

4. Quali sono secondo lei le differenze e quali i punti d’incontro tra il romanzo e il racconto? Com’è il suo rapporto con la scrittura di entrambi?

S.B. Scrivo sia romanzi che racconti. È come praticare due sport apparentemente simili, in realtà assai diversi. Il romanzo, con i suoi tempi più distesi, consente una più accurata costruzione dei personaggi. Il racconto vive di un’idea, di uno spunto. Credo che l’autore di romanzi debba essere giudicato in base alla verità che ha saputo dare ai suoi personaggi, e l’autore di racconti sulla sorpresa che ha saputo suscitare nel lettore.

5. Mi permetto di fare una domanda spinosa: c’è uno dei racconti contenuto ne “Il Dio scontroso” che preferisce? O che l’abbia colpita maggiormente?

S.B. Essendo il curatore del libro spero sarò perdonato se non risponderò a questa domanda. Posso però dire che mi ha sorpreso constatare come dallo stesso punto di partenza (ho chiesto a tutti una storia che avesse a che fare col fiume, senza fornire ulteriori prescrizioni), gli approdi siano stati i più vari, dall’autobiografia all’invenzione, dalla psicanalisi all’horror. Mi piace anche sottolineare che a questa celebrazione collettiva del fiume non abbiano partecipato solo scrittori romani di nascita, ma anche d’adozione. Per la precisione, hanno scritto sette romani (Enrico Vanzina, Federica De Paolis, Alberto Acciari, Francesca Bertuzzi, Andrea Simi, Enrico Tonali e il sottoscritto), due bresciane (Francesca Lancini e Camilla Baresani), un palermitano (Giuseppe Di Piazza) e un trevigiano (Antonio Davanzo). Mi permetta una citazione anche per l’editore, romanissimo, Fratelli Palombi, il più antico editore della Capitale tuttora in attività. 

6. So che la prossima uscita riguarderà la saggistica: le tipologie di pubblicazione si alterneranno o non seguiranno uno schema preciso? 

S.B. Il prossimo titolo, che uscirà in primavera a firma dello storico Giuseppe Lattanzi (che è anche il direttore scientifico della collana), racconterà il rapporto appassionato tra Garibaldi e il Tevere. Non tutti lo sanno, ma Garibaldi fu il firmatario della legge del 1875 che destinò un massiccio finanziamento (non facile da ottenere in quei tempi dominati dall’ossessione del pareggio di bilancio) per mettere in sicurezza il fiume. Solo che la sua proposta, che prevedeva la deviazione del Tevere a nord di Roma, fu bocciata a favore del progetto che prevedeva la costruzione dei muraglioni urbani. L’Eroe dei due mondi ci rimase malissimo. Per il futuro cercheremo di alternare narrativa e saggistica.

7. Non ho potuto fare a meno di notare che i racconti abbiano un evidente punto in comune: oltre ad essere estremamente profondi a livello umano, evidenziano tutti come il Tevere sia in grado di portare uomini e donne a riflessioni estremamente profonde, su se stessi e sulla vita che conducono. Era concordato fin dall’inizio fra tutti gli autori o il risultato è venuto da sé?

S.B. Come le dicevo, gli autori hanno scritto in totale libertà sia tematica che stilistica. La sua osservazione è stata anche mia. Ne ho tratto la conferma di quanto credo, e cioè che il fiume ci interroghi e ci stimoli ancora più del mare. Il fiume è la più perfetta rappresentazione della vita: va sempre avanti, non è mai uguale al giorno prima, e raccoglie tutto ciò che trova lungo il suo corso.

8. Ci può dare qualche anticipazione sullo sviluppo futuro della collana? C’è la possibilità che comprenda un suo nuovo romanzo?

S.B. Non so se “I quaderni del Tevere” ospiteranno anche romanzi. Può darsi. Visto che gentilmente me lo chiede, il mio prossimo romanzo sarà dedicato a tutt’altro: una storia piuttosto nera che coinvolge un gruppo di ex compagni di scuola. I rapporti nati all’interno di una classe sono incredibilmente duraturi, nel bene e ne male. E ciò che mi ha sempre colpito è quanto sia difficile, anche se nel frattempo la vita ha cambiato tutti, liberarsi dai ruoli che ci avevano contraddistinto in quegli anni lontani.

Io non posso far altro che ringraziare immensamente Stefano Brusadelli, non solo per la lettura che mi ha offerto e per l'intervista ma anche per la grande pazienza che ha avuto con me e con i miei tempi di reazione che, per cause di forza maggiore, sono stati vergognosi; vi invito ad approfondire tutto ciò di cui abbiamo parlato oggi perché quando i progetti sono speciali è importante non lasciarseli sfuggire!

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