giovedì 11 gennaio 2018

Parliamo di "Wonder": Libro vs Film

Buongiorno Amici dei Libri e buon giovedì!

Per oggi vi ho preparato un post molto speciale, incentrato su un argomento che mi sta molto a cuore e che mi ha portata a provare fortissime emozioni in quest'ultimo periodo. 


Wonder | R. J. Palacio | Giunti | 2013 | Brossura | 288 pagine | 12,00€


Trama: È la storia di Auggie, nato con una tremenda deformazione facciale, che, dopo anni passati protetto dalla sua famiglia per la prima volta affronta il mondo della scuola. Come sarà accettato dai compagni? Dagli insegnanti? Chi si siederà di fianco a lui nella mensa? Chi lo guarderà dritto negli occhi? E chi lo scruterà di nascosto facendo battute? Chi farà di tutto per non essere seduto vicino a lui? Chi sarà suo amico? Un protagonista sfortunato ma tenace, una famiglia meravigliosa, degli amici veri aiuteranno Augustus durante l'anno scolastico che finirà in modo trionfante per lui. Il racconto di un bambino che trova il suo ruolo nel mondo. Il libro è diviso in otto parti, ciascuna raccontata da un personaggio e introdotta da una canzone (o da una citazione) che gli fa da sfondo e da colonna sonora, creando una polifonia di suoni, sentimenti ed emozioni.

2017 | Stephen Chbosky | Jacob Tremblay, Julia Roberts e Owen Wilson | 1.53m  


Mi sento di partire da un presupposto: quando intorno ad un libro ruotano troppi "lettori occasionali" tendo sempre ad allontanarmene, vittima quasi di un riflesso incondizionato. Sapevo che stavolta si parlasse di letteratura di valore, rispetto alla maggior parte dei casi editoriali gonfiati a scopi legati al vil denaro, ma non sono riuscita a sentirmi convinta fino in fondo finché non è uscito il film nelle sale dei cinema della mia città; è stato così che, fiondandomi in libreria ad accaparrarmi una copia, ho iniziato a leggere di Auggie, senza riuscire a staccarmene per le successive 24 ore, tempo in cui ho terminato il libro.

Quelle che ho letto sono parole cariche di significato, così semplici ma al contempo impegnative, colme di esperienze, emozioni, sofferenze e messaggi. Il punto di vista dei bambini, in generale, mi colpisce spesso più di quello degli adulti, per via della loro trasparenza e profondità poiché, si sa, dovremmo tutti cercare di restare un po' bambini mentre diventiamo adulti. 

Parlare di disabilità o di diversità e riuscire a far arrivare questo messaggio a più persone possibile, penso sia stato un compito principalmente affidato al film che racconta la storia di Wonder, sia perché per antonomasia l'immagine è uno dei mezzi di comunicazione più immediato e diretto fra tutti, sia a causa della percentuale sempre in vertiginoso abbassamento che conta coloro che ancora leggono in Italia; personalmente penso che abbinare le due cose sia stata una mossa vincente e che con il libro scritto da R. J. Palacio si sia riusciti ad attirare molte di quelle persone che abitualmente non amano i libri ma, per questa volta, si sono sentiti di fare un'eccezione. 

Il mio istinto più grande ed immediato, non appena ho terminato di leggere il libro, è stato quello di acchiappare il mio figliastro quasi quattordicenne e trasferirlo direttamente sulla poltrona del cinema; purtroppo tutto questo non è stato possibile ma, non appena gli si è presentata l'occasione, è andato a vederlo, per poi mandarmi un messaggio carico di entusiasmo, lo stesso che gli ho letto negli occhi appena l'ho visto e ha esclamato "...comunque Wonder è ufficialmente il film più bello che io abbia mai visto!"

E' vero, non tutti i ragazzi si possono definire esperti di cinema o, più che altro, possessori di numerose esperienze e di molteplici visioni di pellicole, motivo per cui il superlativo assoluto si può pensare perda leggermente di valore, ma io preferisco vederla così: un ragazzino, nativo digitale, che cresce circondato e bombardato di stimoli elettronici, colorati ed accattivanti, che viene ipnotizzato dal mondo di oggi in perpetua evoluzione, è stato profondamente coinvolto e catturato dalla storia di un suo coetaneo sensibilmente meno fortunato di lui e, in questo caso, questo stesso ragazzino ha deciso di non voltarsi dall'altra parte o di farsi scudo con una maschera di superiorità. Il mio figliastro, quella sera, ha provato una fortissima empatia, imparando una lezione che, sono sicura, gli resterà impressa per tutta la vita. 


Non sono certa di riuscire a sviluppare questo mio scritto come avrei voluto, seguendo l'iter di un usuale confronto tra un libro e un film; credo che il progetto abbia preso più o meno autonomamente un sentiero differente, tramutandosi in una specie di flusso di coscienza, per mezzo del quale spero di riuscire a trasferire a chiunque lo legga almeno un briciolo dell'importanza che ha porre la propria attenzione su questo tipo di storie. 

Questa voglio che sia la prima puntata di una serie, che pubblicherò a scadenza (più o meno) regolare una volta al mese, dedicata alla forte tematica del bullismo, uno di quegli argomenti che possono venire usati e abusati senza mai perdere di importanza. Sono venuta a conoscenza di numerosi testi che trattano il problema ma, per fortuna, tanti trattano anche della sua soluzione. 

Ciò che mi piacerebbe portare qui, nel mio piccolo spazio virtuale e dorato, è un diario ricco di esperienze che sono le armi più potenti che un bambino, un ragazzo o un adulto possa avere e utilizzare contro l'ignoranza e le difficoltà che questa porta a chi ha il coraggio essere diverso. 


Auggie ci insegna quanto sia importante reagire alle ingiustizie con la gentilezza, combattere qualsiasi forma di bullismo con un atteggiamento maturo, nonostante a volte capiti di doverlo fare ad un'età che permetterebbe anche di non ricorrere alla superiorità. 
Una delle metafore più belle all'interno della storia è rappresentata dall'evoluzione dei personaggi collaterali a Wonder, processo che interessa sia i suoi compagni di scuola che si troveranno a doversi confrontare, più che con lui, con la fantomatica "paura del diverso", che i suoi familiari intenti a lottare costantemente al fine di regalare una vita serena a lui ma anche di occuparsi delle proprie realtà, senza farsi sopraffare dallo sconforto e dalla stanchezza.  

E' un messaggio forte, cui dovremmo pensare tutti almeno una volta al giorno: in situazioni come questa scatta quella che definirei "la rivelazione delle persone", la vera "pasta" di cui ognuno di noi è composto emerge, dimostrando di possedere o meno un'anima empatica ed altruista. 

Arrivando al giudizio vero e proprio sulle opere, libro è reso speciale dalla maestria di un'autrice che, come i più famosi pittori, ha dipinto un quadro fatto di gentilezza, mentre il film può vantarsi di una meravigliosa, profonda e sempre emozionante ciliegina sulla torta che si chiama Julia Roberts. Non sono un'esperta di cinema né, tanto meno, una critica letteraria ma vi confesso di aver provato un pizzico di pena per quei pochi che ho sentito disprezzare questo "fenomeno", seppur io debba ammettere contemporaneamente di stimarli, per averci messo la faccia. 

Fatemi sapere se avete letto il libro, i suoi seguiti ispirati agli altri protagonisti della storia e visto il film, sarebbe davvero bello che potessimo far nascere una discussione stimolante qui sotto nei commenti <3 






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