Ehi, ciao! Come stai? Buon lunedì, speriamo sia una settimana scoppiettante.
Il libro di cui parliamo oggi mi ha molto colpita ed è sicuramente uno dei più particolari che abbia trovato in circolazione, in questo periodo. Ringrazio, come sempre, tutti coloro che permettono queste recensioni ovvero Mara del blog Romance e altri rimedi che ha organizzato l'evento, e Mondadori che ci fornisce i file digitali.
Questa è la storia di Herman, figlio della Donna Sirena e dell'Uomo Pesce; è la storia di un bimbo che si fa uomo imparando a lottare dall'Uomo Elefante e allenando all'equilibrio la grande Bird Millman, la poetessa dell'aria: la più straordinaria funambola di tutti i tempi, la prima donna a danzare su una corda sospesa nel vuoto tra due grattacieli. Herman è figlio del circo, il circo classico, quello fatto da "uomini che camminano con la loro bruttezza, fieri di generare meraviglia".
Ma è anche la storia di Cerro, che invece abita a Novara in una casa troppo grande e troppo vuota perché è rimasto presto senza madre. E anche un po' senza padre, che insieme alla moglie ha smarrito nei ricordi la sua capacità di amare. Da bambino Cerro contava il tempo in mirtilli: era capace di mangiarne uno al secondo, e portava al guinzaglio CuccioloAlfredo, un cane che sapeva essere dolce solo con lui. Teneva a bada così la solitudine, nutrendosi di piccole gioie. Ma da adulto? Un mirtillo lo farà ancora felice? Herman e Cerro non s'incontreranno mai, ma avranno per sempre in comune qualcosa di immenso, la più grande attrazione del circo: una balena, Goliath, l'altra protagonista di questa storia. I genitori di Cerro si sono conosciuti proprio davanti a lei, il giorno in cui il circo era di passaggio sulle sponde del lago Maggiore ed Herman guidava il camion su cui viaggiava Goliath. L'amore tra loro è nato nel segno della balena. Ma che cos'è Goliath: un mostro o una meraviglia? E in fondo che cos'è l'amore stesso: un sogno sublime o un incubo spaventoso? Perché l'irrequieta Marilisa attrae così tanto Cerro? E cosa sono la dedizione e la fede con cui Herman si prende cura per quasi trent'anni della balena? Esiste un amore più giusto di un altro? O forse l'amore è sempre e comunque un esercizio di sottomissione ed elevazione insieme, un'ossessione che ti spacca e ti completa?
Quello appena concluso non è stato il mio primo approccio con Alessandro Barbaglia: lessi nel 2017 il suo esordio "La locanda dell'ultima solitudine", fortemente attratta dal fatto che fosse un romanzo scritto da un libraio, e lo apprezzai seppur con qualche minima riserva. In quel caso non ero riuscita a trovare indimenticabile la storia, nonostante i personaggi mi fossero piaciuti molto e, in generale, avessi trovato ben riuscita l'opera nella sua totalità. "Nella balena" è stato capace di colpirmi nel profondo, sia grazie alla sua peculiarità che alla scrittura di Barbaglia che credo negli anni sia maturata in modo evidente.
Una volta preso il via, la narrazione mi ha ricordato in più occasioni quella che spesso ho trovato nei libri di Mathias Malzieu, autore francese pubblicato in Italia da Feltrinelli, che occupa un posto speciale nel mio cuore; le atmosfere intangibili, aleatorie, che spesso sfociano nell'onirico, mi hanno fatta sentire a casa, ero a mio agio con i personaggi che si muovono nei vari archi temporali e mi estraniavo più che in altri casi durante la lettura.
La storia è piuttosto breve e intervallata da flashback molto lontani nel tempo e, sembra, anche nel contesto: le vicende principali che si sviluppano sono due, una dei tempi nostri e una con un anticipo di circa cinquant'anni, e finiranno per collimare e unirsi in un modo molto delicato e non scontato. La differenza di ambientazione tra le due storie è molto evidente e voluta, al mondo "normale" di Cerro e del suo papà malato di Alzheimer si contrappone l'atmosfera circense magica e irreale immaginata negli anni cinquanta, facendo nascere così diverse domande nel lettore.
I personaggi sono caratterizzati bene, come ricordavo dalla precedente esperienza di lettura, e trasmettono caratteristiche particolarmente umane. Mi sono affezionata indistintamente a tutti, ai principali e ai secondari, a chi vive nel passato e a chi nel presente. In più, non è da sottovalutare la bravura dell'autore di parlare di un tema delicato come la malattia neurodegenerativa, senza ricorrere ad espedienti eccessivi e mantenendo un grande rispetto e molta delicatezza.
L'elemento che mi ha convinta più di tutti gli altri? L'ho trovato nei ringraziamenti finali, ovvero il pretesto che ha spinto l'autore a scrivere questa storia: la sua passione per le balene, che colleziona sotto forma di...qualsiasi cosa. Tipo me, con gli ippopotami; tipo, penso, tre quarti dell'universo-mondo. Da qui, riuscire a raccontare una storia, per altro in parte vera, e darle una seconda vita, trovo sia indice di innegabile talento.
Tirando le somme: è un romanzo di genere? No. Vale la pensa recuperarlo? Assolutamente sì.
Quando sappiamo di avere qualcuno di così capace nel nostro Paese, è un delitto lasciarselo sfuggire.
Quando sappiamo di avere qualcuno di così capace nel nostro Paese, è un delitto lasciarselo sfuggire.
Come sempre ti ringrazio di essere passato/a di qui e di aver letto fino a questo punto, ti aspetto nuovamente venerdì per parlare di un libro diametralmente opposto a questo, in tutto e per tutto! Spoiler: sarà decisamente un libro di genere.
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