Buongiorno Amici dei Libri e buon lunedì!
Oggi vi racconto di una lettura che ho potuto fare in anteprima grazie all'agenzia editoriale Beretta Mazzotta e a Baldini+Castoldi, che ringrazio calorosamente.
Milo Molteni è il più grande pubblicitario italiano specializzato in campagne sociali. Molti lo considerano non solo un genio ma un benefattore, anche se chi lo conosce davvero, come la sua ex moglie, la pensa diversamente. Quando muoiono i suoi odiosi vicini di casa Milo acquista il loro appartamento, in cui scopre una porta misteriosa che sembra il passaggio segreto di un vecchio castello. Proprio da qui, una notte, entrerà un giovanissimo migrante in fuga... ma da cosa? Nell'avventura che nasce, Milo scoprirà quanto è difficile mettere in pratica i princìpi umanitari che finora ha solo propagandato. Affiancato da un bizzarro e imprevedibile detective privato che torna per la quinta volta nei romanzi di Montanari, si troverà avviluppato in una ragnatela di enigmi, minacce, vendette, un gioco di scatole cinesi con un finale a sorpresa.
E sullo sfondo le trame di Han, un'implacabile organizzazione segreta di giustizieri. Perché puoi chiudere tutte le porte della tua casa, o della tua vita, ma ne rimane sempre una aperta.
Quella raccontata da Raul Montanari potrebbe sembrare, all'inizio, una storia di vita quotidiana, che racconta le vicende di un uomo normale, con problemi normali, che vive esperienze normali. È decisamente meno normale ciò che gli accade improvvisamente, dopo una sequela di avvenimenti che potremmo definire...indovinate? Normali.
Il protagonista del romanzo diventa l'animo umano, con tutte le sue sfaccettature, e prende il sopravvento sulla trama principale, intricandola e ricoprendola, finalmente, di significato.
In un momento storico come quello che viviamo oggi, parlare di immigrazione può sembrare una scelta opinabile: "sarà l'istinto del paraculo?" ci chiediamo tutti, inevitabilmente. Me lo sono chiesto anche io ma la risposta che mi sono data, alla fine, ha sorpreso perfino me. Quando un autore sceglie di trasporre su carta così tanti elementi della propria vita, rischiando di sfociare nella stesura di un memoir più che di un romanzo, corre un grande rischio, ovvero di essere giudicato non solo come scrittore ma anche come persona. Inserendo un espediente letterario con un tema importante come questo, invece, ecco che la vita usuale di un individuo comune assume un significato molto diverso.
Nel momento in cui Adam, uno dei personaggi principali della storia, fa la sua comparsa, ho sentito di essere entrata a far parte della narrazione, sono stata coinvolta come prima non era successo e, per tutto il tempo, ho immaginato come mi sarei comportata io se tutto ciò che vive Milo fosse accaduto a me. Seppur sia un personaggio al limite dello stereotipato, Milo mi è piaciuto, ho condiviso gran parte delle sue scelte e ho empatizzato con lui quasi sempre, specialmente durante le scene che coinvolgono il suo lavoro e i suoi colleghi (svolgendo io una professione se non analoga, quasi).
Risulta sicuramente vincente il personaggio di Ric Velardi, un investigatore privato che entrerà di gran carriera nella vita dei protagonisti che già abbiamo conosciuto. Ciò che più ho apprezzato è il suo essere dotato di sarcasmo, come Milo, e sono stata spesso divertita dai loro scambi ironici e acuti. Sono stata meno conquistata dai numerosi attributi caricaturali che gli sono stati affidati, che hanno finito per renderlo eccessivo e inverosimile ai miei occhi, decontestualizzato in un ambito, al contrario, totalmente credibile e realistico.
Non sono del tutto certa di aver apprezzato a pieno la scelta di intitolare l'intera opera menzionando la porta di servizio dell'appartamento dei vicini di casa: vedendola troneggiare ed essere rappresentata graficamente sulla copertina del romanzo, mi sarei aspettata un significato profondo e metaforico quando, in realtà, sta a significare un atto estremamente pratico. Non dico certo che sia uno sbaglio, solo mi ha fatta rimanere un po' male.
Vi consiglio di approcciare la lettura di questo libro se vi sentite di entrare in un'atmosfera leggera, che stimola l'immedesimazione e, a tratti, ironica e divertente, ma capace soprattutto di far scaturire nel lettore riflessioni profonde e, forse, scomode sulla dura realtà che viene vissuta oggi, più dagli immigrati che da noi (ma questo spero sia scontato e banale dirlo).
L'investigatore si chiama Ric Velardi.
RispondiEliminaVero! Le V devono avermi confusa...chi devo ringraziare?
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