giovedì 30 agosto 2018
Abbiamo un nuovo membro della top ten del 2018: "Volo di paglia" di Laura Fusconi, ed. Fazi Editore
Buongiorno Amici dei Libri e buon giovedì!
Proprio oggi sta arrivando nelle librerie d'Italia uno dei libri più belli che ho letto quest'anno, nonché uno di quelli che mi ha fatta più soffrire di sempre.
Agosto 1942. Sono mesi che Tommaso attende il giorno della grande festa organizzata in paese per ammirare insieme a Camillo i prestigiatori, il mangiafuoco e le bancarelle di giocattoli nuovi. Ai due amici si unisce Lia, la bambina più bella della classe, con cui Camillo trascorre le giornate tuffandosi tra le balle di fieno e rincorrendosi per i campi. Ma Lia è la figlia di Gerardo Draghi, il ras fascista che con il suo manipolo di camicie nere spadroneggia nella zona e che esercita il suo fare prepotente anche tra le mura della Valle, la casa padronale della famiglia Draghi. La stessa in cui, cinquant'anni dopo, altri due bambini, Luca e Lidia, giocheranno tra le stanze ormai in rovina, confrontandosi con i mostri della loro fantasia e i fantasmi che ancora abitano quei luoghi. Sullo sfondo di una campagna piacentina dalle tinte delicate e dai contorni arcaici, si intrecciano le storie di un passato dimenticato e di un presente a cui spetta il compito di esorcizzarne la violenza. In "Volo di paglia", Laura Fusconi dà prova di uno stile dai toni lirici e al tempo stesso giocosi, come lo sono i bambini protagonisti, su cui incombono le ombre del mondo degli adulti e dei loro segreti. Un romanzo d'esordio in cui l'attenzione all'infanzia e al suo immaginario si traduce in una scrittura di grande sensibilità e precisione.
Quello che Laura Fusconi ha scritto non è un libro semplice: non parlo di comprensione del testo o di stile di scrittura, mi riferisco ai temi trattati. Questa giovanissima donna è stata in grado di far sentire la sua voce, forte e chiara, conquistandosi meritatamente un posto nella narrativa contemporanea italiana, e regalandoci una storia cruda e reale raccontata dagli occhi e dai ricordi dei bambini, racchiudendola oltretutto in poco più di 200 pagine. Credete esista qualcosa di più complesso? Io no.
Tra le colline della campagna piacentina, le vite degli abitanti del luogo scorrono come sempre hanno fatto, nonostante la serenità sia stata tolta dalla guerra in atto nel 1942.
Nella prima parte del romanzo il lettore impara a conoscere una serie di personaggi, principali e collaterali, caratterizzati con una sensibilità particolare, quasi "accuditi" dalle parole scelte dall'autrice. Ognuno di loro pensa e agisce in maniera diretta, nonostante il romanzo sia scritto in terza persona; questo è un altro dettaglio che mi ha fatta innamorare della penna della Fusconi.
Successivamente si viene accompagnati, neanche poi tanto dolcemente, nella stessa ambientazione ma cinquant'anni avanti, alla fine degli anni novanta. I nuovi personaggi che incontreremo saranno indissolubilmente legati a quelli che già abbiamo conosciuto ma soltanto alla fine potremo davvero capire in che modo e per quale motivo. Il ritmo è pacato e "rispettoso" ma la curiosità che mi si è sviluppata durante la lettura mi ha portato a terminarla in 24 ore; non ero più in grado di pensare ad altro.
Lo stile di scrittura dell'autrice è totalmente privo di sovrastrutture: vorrei trovare un aggettivo più adatto e consono di "essenziale" poiché non voglio traspaia da questo giudizio neanche una briciola di accezione negativa, ma non mi riesce. Il suo potere descrittivo ha avuto un effetto incredibile su di me; pur non essendo mai stata tra quelle colline sono riuscita a teletrasportarmici con la mente, arrivando addirittura a sentirne i profumi e a vederne i colori.
Non ho nessuna intenzione, però, di nascondervi il lato crudele di questa storia: credo che l'imparagonabile capacità dell'autrice sia stata quella di scrivere una storia dolorosa, colma di ingiustizia e di sofferenza, che coinvolge a pieno bambini davvero molto piccoli, e riuscire, al tempo stesso, a lasciare il lettore alla fine con un messaggio di estrema positività; "Volo di paglia" è l'incarnazione sotto forma di oggetto (mi rendo conto del paradosso) dell'espressione a tutti nota "La speranza è sempre l'ultima a morire".
Spero di essere stata in grado di trasmettervi ciò che questa lettura ha significato per me e, altrettanto, spero che lo leggiate davvero in tantissimi.
Molte volte, chiacchierando dei miei gusti letterari, mi trovo ad ascoltare frasi come "Ma come riesci a leggere cose così tristi?" oppure "La vita è già abbastanza deprimente così, voglio leggere cose leggere"; per quanto io possa o meno condividere questa scuola di pensiero, fatemi e fatevi un favore: date una possibilità a questo romanzo. Oltre ad essere scritto da una persona in gamba, è pubblicato da un editore (Fazi) che svolge con passione e coraggio il suo lavoro, senza tra l'altro spingerci alla povertà (chi ha orecchie per intendere...)
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