martedì 17 novembre 2020

Review Party | "Qui nel mondo reale" di Sara Pennypacker | Ed. Rizzoli

Buon martedì a tutti!

Prima di addentrarci tra le pagine di questo libro dal titolo davvero molto speciale e intrigante, ringrazio come sempre chi mi ha coinvolta nell'evento ovvero Raffaella del blog The Reading's Love, Rizzoli per averci fornito la copia del libro e Sara, del blog Il Club delle Lettrici Compulsive, per il banner.


Ware non vede l'ora di trascorrere l'estate perso nel suo mondo, a sognare di cavalieri medievali e, in generale, per i fatti suoi. Ma i genitori lo iscrivono all'odiato centro estivo, dove dovrà sopportare "interazioni sociali significative" e tutte le attività previste per i cosiddetti ragazzi normali. Quando scopre una chiesa in rovina poco distante, l'estate prende una piega decisamente più avvincente. In mezzo alle macerie incontra una ragazzina che coltiva papaye. Si chiama Jolene e non lo accoglie di certo a braccia aperte; prima cerca di cacciarlo, poi non smette di prenderlo in giro e dirgli che lui non vive nel mondo reale. Per quanto siano diversi, i due hanno però una cosa in comune: per loro quel posto diventa un rifugio. Un rifugio minacciato, purtroppo, che Ware è deciso a salvare seguendo le regole del codice cavalleresco. Ma com'è un eroe nella vita vera? E cosa possono fare due ragazzini da soli?

Cercherò di non tediarvi con le mie solite elucubrazioni sull'importanza della letteratura per ragazzi e su quanto io ami leggerla nonostante non abbia più l'età "consigliata": dirò solo, nel caso in cui passasse di qui qualcuno per la prima volta, che non solo apprezzo i romanzi diretti ad un pubblico giovane ma sono anche molto pretenziosa al riguardo, in quanto penso che scrivere per i ragazzi implichi una certa dose di responsabilità. Io, personalmente, ho imparato tanto dalle storie: non esagero quando dico che ancora oggi metto in pratica certi insegnamenti e vorrei che ogni bambino di questa terra potesse fare lo stesso ed avere l'appoggio di questi specialissimi amici di carta.

Del romanzo di Sara Pennypacker (non trovate anche voi sia un perfetto nome da scrittrice per ragazzi?) mi ha colpita, per prima cosa, il titolo: la distinzione tra mondo reale e fantasia mi accompagna da sempre e si è fatta sempre più sentire, negli anni, man mano che passavano gli anni ed io crescevo. Senza voler trasformare questa recensione in una pseudo seduta psicoterapica, non penso di essere l'unica ad aver fatto fronte al fatto che la vita vera è molto diversa dai mondi che immaginiamo ma ne ho semplicemente ricavato una specie di meccanismo di difesa. Sono nata estremamente sognatrice per poi diventare pericolosamente razionale.

Proprio su questo mi ha fatta riflettere "Qui nel mondo reale" e mi sono immedesimata particolarmente in Jolene, la co-protagonista della storia che, nonostante la giovane età, si trova a dover fronteggiare problematiche che, solitamente, toccano gli adulti, è già disillusa ed è arrivata a tenere un certo distacco dal resto del genere umano, a meno che non sia strettamente necessario il contrario. Penso si possa intuire quanto io abbia amato questo personaggio.

Anche Ware è un ottimo personaggio principale, con una buona caratterizzazione anche se leggermente stereotipata, che può perfettamente incarnare gran parte delle peculiarità che rappresentano i ragazzini della sua età, così da creare empatia con i giovani lettori.

Mi è piaciuto moltissimo il messaggio di speranza e, soprattutto, l'incitazione al coraggio e al non arrendersi mai che l'autrice ha voluto far trasmettere ai suoi personaggi e alla sua storia, come potrete aver immaginato dopo aver letto la mia riflessione d'apertura. Trovo bello che si cerchi di proporre ai ragazzi delle casistiche, in alcuni casi totalmente irreali in altri decisamente più realistiche, che possano fissarsi nella loro memoria e a cui possano ricorrere una volta giunti a dover affrontare una circostanza analoga o, comunque, vagamente somigliante. 

Il dettaglio più particolare tra tutti, a mio parere, riguarda lo stile di scrittura dell'autrice, che ho trovato davvero peculiare: specialmente nella parte iniziale ho affrontato momenti in cui ho perso il filo, arrivando così a chiedermi se fossi io ad essere distratta o se ci fosse qualche altra cosa che non andava...la conclusione che ne ho tratto è che la narrazione è il risultato di una più comune parte descrittiva unita a flussi di coscienza e allo sviluppo di scene in modo molto più "sceneggiato", come si fa nei film. Non so se riesco a spiegarmi come dovrei, se ci ripenso ora e cerco degli aggettivi con cui descrivere l'esperienza di lettura mi vengono subito in mente i termini "sincero" e "onirico".

Come al solito, nemmeno questa volta mi è stato assegnato il dono della sintesi ma ora tocca a voi: vi sentiti attratti da questa storia? Pensate che la leggerete? Io ve la consiglio davvero.

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