martedì 7 luglio 2020

Review Party | "La terapeuta" di Helene Flood, ed. Mondadori

La suspance nordica raramente mi delude

Buon martedì a tutti: il buongiorno di oggi arriva direttamente dalla gelida Norvegia a portare un po' di refrigerio a chi, come me, sta rimpiangendo la stagione fredda. Come sempre, inizio ringraziando Mondadori per la copia del romanzo, Raffaella del blog The Reading's Love per avermi coinvolta nell'evento e Sara del blog Il club delle lettrici compulsive per aver realizzato il banner.


Sara, psicologa trentenne, gestisce uno studio privato per giovani problematici nella nuova grande casa che sta ristrutturando insieme al marito Sigurd, ambizioso architetto sempre oberato di lavoro. Un giorno, dopo aver lasciato un messaggio telefonico alla moglie in cui dice di aver raggiunto un paio di amici per una breve vacanza, Sigurd scompare nel nulla. Gli amici confermano che lo stavano aspettando ma che non è mai arrivato a destinazione. Dov'è finito? Perché ha mentito? Sara non ha idea di cosa sia successo e, mentre le ore passano, la rabbia comincia a trasformarsi in paura. Quando la polizia inizia finalmente a interessarsi alla scomparsa, la donna diventa uno dei principali sospettati perché ha cancellato definitivamente e troppo in fretta il messaggio vocale del marito.
Sara si ritrova dunque sola nella casa da sogno rimasta incompiuta, dove ogni stanza diventa sempre meno ospitale e sempre più inquietante, anche lo studio dove riceve i pazienti. Ma è sola davvero? Non riesce infatti a scrollarsi di dosso la sensazione di essere osservata, è convinta che gli oggetti spariscano e ricompaiano misteriosamente e di sentire dei passi in soffitta durante la notte. È davvero così o è lei che sta perdendo lucidità? Mentre verità terribili vengono alla luce, Sara trova sempre più difficile gestire la propria vita e i propri pensieri. Può fidarsi della sua memoria? Riuscirà lei, esperta nell'interpretare le emozioni e le intenzioni degli altri, a guardare davvero dentro se stessa? E dove può considerarsi veramente al sicuro?

I thriller psicologici rappresentano, per me, un grande punto fisso: non appena percepisco avvicinarsi il blocco del lettore, uno di loro è pronto a farsi avanti per salvarmi, trascinandomi nelle dinamiche serrate e misteriose che contraddistinguono questo genere. D'altra parte, è strettamente necessario che un romanzo che fa della suspance la sua forza, sia costruito con i giusti criteri e sviluppato con arguzia e un pizzico di originalità. Non vi terrò ulteriormente sulle spine: ho apprezzato "La terapista" e ora sviscereremo insieme i dettagli che hanno composto questo mio giudizio.

Ciò che più mi ha convinta è senza dubbio la caratterizzazione proprio della nostra terapeuta, Sara, protagonista indiscussa del romanzo, che svolge una professione che mi ha sempre interessata molto, motivo per cui ho delle pretese piuttosto alte nei confronti di personaggi come lei; non tanto perché io voglia che siano perfetti, quanto perché trovo che debbano essere il più possibile vicini alla realtà. In questo specifico caso, Sara è una donna prima di tutto molto umana, solo in secondo luogo conosciamo il suo lato da professionista: fin dalle prime pagine il lettore può percepire la sua vulnerabilità e, addirittura, alcune delle difficoltà caratteriali che costellano la sua quotidianità. Questo rende il tutto credibile e aumenta la possibilità del lettore di empatizzare con lei e, quindi, di sentirsi coinvolto nello sviluppo della trama.

A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, il mistero su cui si regge il libro non è legato ad uno dei suoi pazienti, ma direttamente ad una delle persone più vicine a Sara: suo marito. Questa scelta rende ancora più emotivo il ruolo della protagonista, che si ritroverà a fare i conti con gli angoli oscuri della sua esistenza e a desiderare con tutta se stessa di sviscerare anche il più piccolo segreto che, fino a quel momento, non aveva potuto, o forse voluto, approfondire. 

Sono stata molto felice di incontrare nuovamente le ambientazioni nordiche che, negli anni, sono diventate caratteristiche per quel che riguarda questo genere di romanzi; erano anni che cercavo una nuova voce scandinava che non si lasciasse travolgere dai paletti imposti dalle mode e che desse vita ad una trama accattivante e che ti tiene davvero sulle spine dalla prima all'ultima pagina. E come non citare le meravigliose ambientazioni? Sarò di parte ma trovo che aumentino di gran lunga il pathos delle storie cariche di tensione. 

Come sempre, aggiungo un paio di considerazioni profane sullo stile di scrittura, che ho trovato fluente e e di semplice comprensione, seppur un po' più descrittivo di quanto potessi aspettarmi. Probabilmente l'autrice ha voluto porre l'accento anche in questo modo sulla serrata attività mentale della protagonista che, infatti, è voce narrante dell'intera storia; normalmente preferisco di gran lunga la terza persona ma, in questo caso, trovo adatta la prima, per tutti i motivi sopra citati, e perché l'identità del libro sia ben riconoscibile. 

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