Oggi il blog ospita una recensione che fa parte di un bellissimo review party organizzato da Sonia di Esmeralda viaggi e libri e Sperling&Kupfer, che ringrazio.
Una favola moderna che con ironia, dolcezza e un tocco di magia ci invita a non perdere la speranza di poter cambiare questo mondo malconcio.
Capita di rado di rendersi conto dell’ultima volta in cui si fa qualcosa. L’ultimo gelato dell’estate, l’ultimo abbraccio a un amico che poi muore o parte, l’ultima canzone che poi la serata finisce. Quando ancora vedeva le rondini volare in cielo a primavera, Filadelfia non sapeva che sarebbero state le ultime. Poi più niente. E neanche libellule, lumache, pesci nel fiume. Perché il mondo si era fatto grigio e sporco. Filadelfia ha sedici anni.
Altissima, magra, cento soprannomi che le hanno rifilato i bulli della scuola, si è appena trasferita in una nuova città, in cerca di altri colori e di giorni meno difficili. Perché, nonostante tutto, ci prova a sognare più forte. È così che le ha insegnato suo nonno, che sa tante cose e sembra venuto, più che da un’altra epoca, da un altro pianeta. Lui, questo mondo in cui non ci si saluta più per risparmiare sulle parole e si ringhia davanti a una tastiera, non lo riconosce più. E non si dà pace per quegli alberi spogli e quel fiume logoro per gli scarichi della fabbrica di Ilvo, il principale imprenditore della zona. Il giorno in cui il nonno sparisce, tocca a Filadelfia mettersi alla sua ricerca. E si troverà a fare molto più di questo. Si batterà per salvare tutto ciò in cui crede, senza sapere se ce la farà, ma non avendo altra scelta che provarci.
Lo scorso anno ho avuto l'opportunità di incontrare Saverio Tommasi, in occasione dell'uscita del suo primo romanzo "Siate ribelli, praticate gentilezza".
Ho amato la storia che viene raccontata al suo interno, che è scaturita dall'amore profondo che Tommasi prova per le sue due bambine; altrettanto dall'amore, secondo me, è nato "Sogniamo più forte della paura", una favola moderna ricca di insegnamenti che, sono certa, porterò per sempre nel cuore.
Non succede spesso, ma questa volta, durante la lettura, ho preso davvero moltissimi appunti, per essere certa di non dimenticare nemmeno uno dei pensieri che ho fatto in questi giorni, tra una riga e l'altra.
"Sogniamo più forte della paura" è un libro che si legge in fretta, che scorre piacevolmente come un bicchiere d'acqua fresca quando si è assetati.
"Sogniamo più forte della paura" è un libro che si legge in fretta, che scorre piacevolmente come un bicchiere d'acqua fresca quando si è assetati.
La protagonista si chiama Filadelfia, come la città statunitense e non come il formaggio, che funge da espediente per raccontare quelle che sono le più grandi piaghe della società odierna. Ho particolarmente apprezzato questo escamotage di Tommasi, che è stato in grado di trasmettere riflessioni molto profonde con una sensibilità ed una leggerezza davvero ammirevoli.
La storia, che può sembrare forse semplice e poco articolata, in realtà parla di valori, di bellezza e di coraggio, passando attraverso alle dure difficoltà della vita che ognuno di noi deve affrontare; il bullismo, la criminalità, il lutto vengono sconfitti da Filadelfia, con non pochi sforzi, ma anche con grande determinazione. Penso che il suo sia un'esempio dei migliori, adorerei vedere in giro per il web più ragazze come Filadelfia, se fosse possibile.
Se posso sbilanciarmi facendo un minimo appunto, ho avuto difficoltà, nell'arco della lettura, a ricordarmi che Filadelfia è un'adolescente, una ragazzina che frequesnta il liceo e che si avvicina inesorabilmente alla maggiore età; molto più spesso, invece, mi è sembrato di leggere di una bimba, con qualche anno in meno di Filadelfia, leggermente più infantile. Non sono del tutto sicura che la cosa mi abbia infastidita, devo ancora pensarci.
Tommasi, come d'altronde fa quotidianamente attraverso il suo lavoro, anche in queto libro è riuscito ad aprire gli occhi di noi lettori a proposito di questioni di vitale importanza, come l'onestà professionale e la lotta allo sfruttamento lavorativo, ricordandoci che, forse, non è così astruso pensare che le brutture della vita si potrebbe provare a sconfiggerle con intelligenza e bontà.
Vi sembra un'utopia? Leggete di Filadelfia, sono certa che cambierete idea :)
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