giovedì 3 maggio 2018

Vita di Paese: è così che si scrive dall'anima.

Buon pomeriggio Amici dei Libri!

Oggi doppio post perché proprio ieri sera ho divorato un lungo racconto di cui vi voglio parlare subito, a caldo. Ringrazio moltissimo l'autrice che me l'ha sottoposto, soprattutto per avermi inviato una copia cartacea del suo lavoro.

Vita di paese | Maria Caterina Basile | NullaDie | agosto 2017 | 74 pagine | Brossura | 10,00€

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E possibile fare ritorno in una terra-miraggio, rimasta nell'attesa di un futuro che pare non compiersi mai e trovare finalmente se stessi? Damiano Pellegrino, trentacinquenne simbolo di una generazione in viaggio, ci prova, affrontando e vincendo una difficile sfida.

Non è la prima volta che affronto la lettura di un testo edito da NullaDie e sono molto felice di aver potuto confermare l'idea che mi era fatta del loro lavoro. Quello di Maria Caterina Basile può sembrare, ad un primo esame, "solo" un racconto lungo, una trasposizione di pensieri non particolarmente approfondita; è proprio per questo che, una volta scoperto, questo lavoro assume un'importanza notevole.

In meno di ottanta pagine l'autrice è riuscita a dare voce ad una miriade di anime, come la mia e come quella di tanti di voi, sviluppando un personaggio, protagonista indiscusso nonché voce narrante, capace di interagire con il lettore arrivando dritto cuore.

Damiano ha da tempo superato i trent'anni e, improvvisamente, sente di non poter più tener fede al patto stretto con se stesso molti anni prima, che lo ha tenuto lontano non solo dal suo Paese natale ma anche dagli affetti, dalla "sensazione di casa"; non è certo semplice tornare indietro e, se ci si riesce, non si è privi di quella paura viscerale dell'ignoto, che è paradossale considerando il tema. 

Nel breve arco di tempo preso in analisi, escludendo i flashback indiretti, incontriamo alcune delle personalità appartenute al passato del protagonista che, sempre con grande rispetto, fanno ritorno sottolineando quanto, a volte, il tempo sembrerebbe non essere trascorso. 

Ho particolarmente apprezzato le descrizioni dell'ambientazione, un paesino della campagna pugliese, e sopratutto delle abitudini di chi ci vive, partendo dagli avventori del bar, passando per i modi spicci e colmi d'amore della mamma di Damiano, fino ad arrivare alle abitudini del vecchio amico del padre defunto. 
Anche l'utilizzo non troppo sporadico del dialetto, corredato di note a margine con la traduzione, ha attribuito pathos e qualità al risultato finale dello scritto. 

Trattandosi di un lungo flusso di coscienza, che come sapete è una delle strutture che amo di più, la difficoltà che l'autore può trovare nel trasmettere correttamente il proprio messaggio è molto elevata ma il bello di questa favolosa arte è proprio questo: il messaggio viene passato, sta al lettore adattarlo a sé e alle proprie esperienze personali, esattamente come è successo a me, avvalendosi della propria capacità di empatia.

Vi consiglio caldamente di recuperare "Vita di Paese", sono sicura che vi regalerà un'esperienza travolgente e riflessiva come ha fatto con me. 



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