lunedì 21 maggio 2018

Appartiene alla generazione sbagliata l'autore di "Nel fuoco si fanno gli uomini"

Buongiorno Amici dei Libri e ben tornati...ah, no! Ben tornata a me!

L'assenza forzata causa lavoro è finalmente terminata e non potrei essere più felice di parlarvi di un noir stupefacente, che ho avuto la possibilità di leggere grazie a Piemme, che mi ha soddisfatta a pieno; un'esperienza di lettura unica e un meraviglioso incontro con un autore che non vedo l'ora di poter rileggere.

Nel fuoco si fanno gli uomini | Ivan Brentari | Piemme | maggio 2018 | 406 pagine | Rilegato con sovracoperta | 17,50€

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Milano non è mai stata così nera.

"Nella ridda di facce, la grande danza, solo una certezza. L'unica cosa che gli apparteneva era il sangue che aveva calpestato."


Quando Alessandro Valtorta era Serpente, braccio armato di Gerlando Piscopo, il boss di spaccio e racket nel quartiere Corvetto di Milano, solo i più coraggiosi osavano salutarlo. Tutti in Corvetto sapevano che aveva la testa ma era capace di fare cose terribili. E tutti lo rispettavano, perché avrebbe potuto portar via il posto al capo, se solo avesse voluto. Tranne suo padre. Operaio da sempre, fedele al sindacato e al partito, si era spezzato la schiena per far studiare il figlio che lo ripagava sguazzando in quel covo di tossici. Poi era morto Giorgio, fratello di Alessandro, trovato con la siringa ancora infilata nel braccio. Per suo padre era Serpente il colpevole, e forse lui stesso lo credeva. C'era voluto l'ispettore De Pin, uno sbirro diverso dagli altri, coltissimo e lontano dai giochetti di carriera, per fargli cambiare vita. Lo aveva fatto entrare in polizia, prima alle Volanti, poi all'Antidroga. Oggi Serpente è diventato il commissario Valtorta. Ha passato dieci anni a chiudere un caso dopo l'altro e a cercare di spegnere le voci dei fantasmi del suo passato. Tutto pare diverso, ora. Ma quando viene rinvenuto il cadavere di Oksana Golubeva, una prostituta, in un appartamento pieno di cocaina e soldi, Valtorta si trova davanti le ombre che pensava di essersi lasciato alle spalle. L'indagine lo coinvolge sempre più a fondo, anche quando il questore vorrebbe che si dedicasse alla sparizione di un sindacalista che sta scaldando la città e rischia di rovinare il Salone del Mobile. Valtorta deve combattere contro ciò che è stato e ciò che è diventato. Per cercare la verità attraversa come una furia una Milano scossa da manifestazioni e insinuazioni giornalistiche. Dai bassifondi ai quartieri scintillanti. È pronto a perdere tutto, anche la parte migliore di sé.

La prima cosa che mi sento di raccontare su questo libro è la prima impressione che mi ha dato: già alla lettura delle prime pagine ho avuto ben evidente lo spessore del romanzo in cui stavo per tuffarmi, la qualità è evidente da subito, data dall'unione perfetta di uno stile di scrittura accattivante, arricchito da un lessico ricercato e forbito, e di uno spiccato senso dell'umorismo caratteristico di chi ha studiato molto e vissuto ancor di più.

Non ho resistito molto prima di far partire la mia personale ricerca di informazioni su Ivan Brentari ma vi assicuro di essere rimasta basita nel trovarmi davanti la foto di un giovane trentenne, aspettandomi piuttosto un affermato professore universitario. La proprietà di linguaggio e la genialità sfoderate nella stesura di questo romanzo mi hanno completamente conquistata. 

Come ogni opera perfettamente riuscita, "Nel fuoco si fanno gli uomini" può vantare una struttura e una trama inattaccabili, magistralmente pensate e realizzate, come testimonia anche il racconto dell'autore stesso, quando rivela di aver iniziato a scriverlo a 24 anni, e vedendolo ultimato a 32. Conoscerlo e sentirgli raccontare numerosi aneddoti legati al suo lavoro ha dato conferma a tanti dei pensieri che ho formulato durante la lettura. 

Una storia dotata di una tale carica emotiva non poteva che essere nata dall'esperienza diretta di qualcuno che, prima di scrivere, ha passato molto tempo a osservare, ad analizzare e a cercare di migliorare la realtà complessa in cui è nato e cresciuto. Il racconto della Milano di Ivan è colmo di carica emotiva, permette al lettore di visualizzare luoghi e persone, come se il racconto che sta leggendo fosse stato scritto da lui stesso, in un'epoca lontana.

Le tematiche di base che sono affrontate nel romanzo non sono certo semplici o banali: a differenza dei trend in voga al momento nell'ambito della letteratura di genere, Brentari ha preso in esame uno spaccato duro e crudele, appartenente ad una generazione che non è la sua; come lui stesso ci racconta, fin da quando era ragazzino ha sempre percepito di essere nato in un periodo storico non adatto al suo essere e, per questo motivo, di aver concentrato i suoi studi in storia su un arco temporale che lo facesse sentire, paradossalmente, a proprio agio.

Argomentare un omicidio con pretesti a sfondo politico ed esporre senza mezzi termini il legame che il cosiddetto potere forte ha sempre avuto con il mondo della mafia e del traffico di droga, non si può certo definire una scelta priva di coraggio; Ivan si è dimostrato completamente in grado di portare sulle proprie spalle il peso di ciò che ha voluto raccontare. 

I personaggi, protagonisti e secondari, che ho avuto modo di conoscere durante la lettura di "Nel fuoco si fanno gli uomini" mi sono rimasti impressi grazie alle loro peculiarità, ad ogni tratto distintivo assegnatogli attraverso una caratterizzazione studiata a tal punto da risultare impeccabile. 

Non posso che attribuire il voto massimo a questo splendido noir, consigliarvene caldamente la lettura e invitarvi ad attendere impazientemente con me l'arrivo del secondo volume della trilogia che vedrà protagonista Alessandro Valtorta e tutto ciò che fa parte del suo mondo.



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