giovedì 2 novembre 2017

Recensione: "La principessa che aveva fame d'Amore" di Maria Chiara Gritti

Cari Amici dei Libri,

Provo ancora un po’ di emozione, che mi porto dietro dallo scorso lunedì ovvero il giorno in cui ho incontrato l’autrice, all’idea di parlarvi di questo libro meraviglioso.

Ringrazio come sempre, molto sentitamente, Sperling&Kupfer per tutte le occasioni meravigliose che riserva a noi blogger, e vi racconto la storia del mio incontro con la favola di Maria Chiara Gritti.

Titolo: La principessa che aveva fame d'amore. Come diventare regina del tuo cuore
Autore: Maria Chiara Gritti
Editore: Sperling & Kupfer
Collana: Varia
Anno edizione: 2017 
Pagine: 224 
Formato: Rilegato
Prezzo: 15,90€


Trama: Belle, buone, brave e obbedienti: quante donne hanno imparato fin dall'infanzia che questo è l'unico modo per essere amate?
Come succede ad Arabella, la protagonista di questa favola: pur essendo capace, intraprendente e piena di talenti, è pronta a sacrificare la sua allegria, la sua curiosità e i suoi stessi bisogni per compiacere i genitori e sentirsi apprezzata. Ma c'è qualcosa che grida dentro di lei, un grumo di insoddisfazione che le lacera lo stomaco e la rende irrequieta e vorace: è la sua fame d'amore. Si convince che solo un uomo potrà placarla e va dritta nella Città degli Incontri. Ma come può una ragazza poco nutrita d'affetto riconoscere il sapore del vero amore? È sin troppo facile accontentarsi di un riempitivo qualunque. Per fortuna c'è qualcuno pronto a darle una bella svegliata e guidarla a trovare la giusta ricetta. In questa favola, la psicoterapeuta Maria Chiara Gritti affronta con ironia e delicatezza la love addiction , quella strana cecità del cuore che porta a scambiare ogni rospo per un principe, a cui dare tutto in cambio di… niente. Troppe principesse ne soffrono, si aggrappano a rapporti squilibrati nei quali perdono autostima, fiducia e sorriso. Basta, non dobbiamo più accontentarci delle briciole, insegna la favola di Arabella: l'unico modo di nutrire il vero amore è imparare a nutrire noi stesse. E dovrà essere il principe a mostrarsi degno di noi.
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In quanti manuali, testi di psicologia e opere di autoconvincimento ci siamo imbattute, noi donne, negli ultimi anni?

“Devi credere di più in te stessa!” 

“Finché non starai bene con te stessa, non starai bene con nessuno!”

Tutti concetti esatti quanto sterili: quando una donna si trova in un momento di forte difficoltà, può illudersi di aver bisogno soltanto di un manuale che la sprona a fare “la cosa giusta” ma, in breve tempo, finirebbe comunque per rendersi conto di necessitare di ben altro.

Maria Chiara Gritti, psicologa e psicoterapeuta, ha dedicato la sua vita alle principesse, tutte quelle donne che, nel corso della propria vita, si sono ritrovate vittima della dipendenza affettiva, portandosi spesso dietro da molti, molti anni, un vuoto emotivo causato in origine dalle famiglie.

Ciò che lei ha scritto non è un bigino “istruzioni per l’uso”, ma la favola che tutte noi avremmo voluto ci raccontassero, che ci impedisse di inciampare nell’arco della nostra vita e ci insegnasse come essere forti, più forti di chiunque voglia farci del male.

Il tema, cui ruotano intorno la vicenda e i protagonisti della stessa, è quello dell’abbandono, sia esso avvenuto per mano di uno o entrambi i genitori o da parte di un uomo: chi diventa preda di questo fenomeno vacilla anche sulle questioni più “banali”, sentendo di doversi guadagnare l’amore del prossimo, che impersonando il ruolo della “Brava bambina” e, successivamente, della “brava donnina”, nessuno potrà più abbandonarle o non amarle.

L’utilizzo delle numerose metafore scelte dall’autrice, le ha permesso di realizzare un testo di facile comprensione ma, contemporaneamente, di una potenza davvero rara: durante il viaggio di Arabella, la nostra principessa, faremo la conoscenza di numerosi personaggi “realistici”, quali i suoi genitori e gli uomini che si ritroverà a frequentare, ma soprattutto incontreremo personaggi simbolici, come Bussola e Vuoto, che rappresentano i sentimenti più profondi e, in alcuni casi, dolorosi che una donna si possa trovare a provare.

Non voglio approfondire troppo quello che è lo sviluppo della vita e del percorso di Arabella, poiché più che in tantissimi altri casi, desidero che scopriate voi qual è il messaggio racchiuso nella storia di Maria Chiara Gritti, non voglio svelare nulla per contribuire a conservare la vostra sorpresa e le sensazioni che, sono sicura, proverete come me, durante la lettura.

Ciò che invece mi preme raccontarvi è l’importanza della conoscenza e dell’approfondimento di certi temi: se mi seguite da un po’, certamente saprete quanto io sia legata alle problematiche psicologiche e psichiatriche, poiché ritengo siano tutt’oggi sottovalutate o, per lo meno, trascurate.
La dipendenza emotiva, sia per mia esperienza diretta che per ciò che sento dai racconti e dalle testimonianze di terzi, è una problematica quanto mai reale e altrettanto seria, di cui è necessario occuparsi; l’avvento della comunicazione digitale, la diffusione dei social, chi è incappato in questa profonda sofferenza non solo ne soffre e fatica a trovare aiuto, ma è bombardato di stimoli scorretti che contribuiscono all’evoluzione di questa sbagliatissima dinamica.

Per fortuna esistono persone che ricoprono la figura di Maria Chiara Gritti, principesse a loro volta che, armate di tutta la comprensione possibile e dei loro studi, si mettono a disposizione di chi, ancora, non è riuscita ad uscire da questo malsano turbine di autolesionismo e sofferenza, accompagnandole, per mano, lungo il sentiero che le condurrà alla piena realizzazione di se stesse e, così, alla felicità.

Consiglio questo libro a tutti: donne, uomini, adulti, bambini e animali! Non c’è una sola tipologia di individuo che io conosca al mondo che non potrebbe trarre insegnamenti da questo scritto.


#pazzagioia

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