venerdì 8 settembre 2017

Saverio Tommasi: gli equilibri della vita

Buongiorno Amici dei Libri e buon venerdì!

Oggi torno a parlare di un libro o, per meglio dire, di una persona che ha scritto un libro, che ho avuto il piacere e il privilegio di incontrare. 

Saverio Tommasi, poliedrico artista dalle tante virtù, sta attualmente dando sfogo alla parte di sé che vuole dare visibilità e parola a tutti coloro che non ne hanno: realizza reportage e video inchieste per Fanpage.it dove prende in esame gli argomenti più ostici, a noi contemporanei.

Durante l’incontro riservato ai blogger organizzato da Sperling&Kupfer, è stata data a me e ai miei colleghi di porre delle domande al fine di indagare ulteriormente su ciò che ha spinto Saverio prima, durante e dopo a scrittura del libro, ma anche sul suo lavoro e sulla sua persona.


La risposta alla prima domanda che gli è stata posta è stata, per me, illuminante: perché, Saverio, hai scelto di fare ciò che fai? Perché mi diverto.

Ho trovato molto peculiare che abbia specificato di aver fatto più fatica a scrivere il libro, rispetto a quanto ne possa fare svolgendo il suo mestiere ogni giorno: può essere un lavoro diverso, meno confortevole ma che abbia creato in lui più difficoltà di quante se ne possano incontrare vivendo le esperienze che lui racconta è incredibilmente indicativo. Per questo, non ho avuto difficoltà a credere quando si è definito “nato per fare ciò che fa”.

È stata particolarmente interessante anche l’analisi che Tommasi ci ha proposto, di una frase molto famosa che sta quasi diventando un nostro luogo comune, ovvero “Bene o male che sia, purché se ne parli”: non funziona così, dice, perché che tu lo voglia o no, un pochino di quella merda che ti viene lanciata addosso resta attaccata (cit.). Sono totalmente d’accordo, far parlare di sé e del proprio impegno non potrà mai essere paragonato al contrario.

Rifacendosi al titolo del libro, è stato chiesto a Tommasi di descrivere come e quanto, secondo lui, la gentilezza può cambiare il mondo e lui, poco pacatamente (wink!), si è detto convinto di non credere che sia importante lasciare qualcosa “impresso nella memoria” quanto cambiare concretamente qualcosa, piccola o grande che questa sia, modificarla. La gentilezza è una delle armi per farlo. 

Arrivo così, a raccontarvi del mio intervento, che ho, per così dire, sfruttato ponendo la domanda che prevedeva di parlare dell’argomento che mi sta attualmente più a cuore: il rapporto che i giovani hanno oggi con i social network e quanto ci sia di utile nel prendere una posizione irremovibile, posizionandosi da una parte o dall’altra dello spaccato di chi li odia e chi li ama, in entrambi i casi smodatamente; è stato illuminante conoscere il suo punto di vista, secondo il quale, ad oggi, siamo troppo oltre per fermarsi a farsi domande di questo tipo: i social network ci sono, fanno parte della nostra quotidianità e chiedendosi quanto siano positivi e quanto negativi si perde solo del tempo che potremmo invece impiegare a conoscerli e imparare a sfruttarli. Wow. 

Gli insulti, i bulli e le cattiverie dette senza una valida ragione sono sempre esistiti, la differenza con il cyberbullismo consiste unicamente nel diverso mezzo con cui si agisce. Il fenomeno dei “leoni da tastiera” non va sottovalutato, ma conviene iniziare a conviverci, fosse solo per non donare loro un’importanza di cui non sono degni.

Si è parlato poi dell’avvento, in questi ultimi anni, di molti più libri scritti da uomini che parlano dal proprio punto di vista di padri, ponendo l’attenzione su quelli che potrebbero essere i motivi di tale cambiamento in ambito editoriale. Non penso esista una risposta fatta e finita a questo quesito ma Tommasi ha provato a capirci di più, portandoci con sé in un ragionamento legato a ciò che porta un uomo a voler scrivere un libro; sicuramente la prima motivazione nasce dall’avere qualcosa da raccontare e, con un lavoro come quello di Saverio, le storie cui passi attraverso rimangono impresse, attaccate alla pelle fino a diventare una parte di te. Sono loro a spingerti a raccontarle. 

Concludo rinnovando i miei ringraziamenti a Sperling&Kupfer per avermi permesso di assistere ad una conversazione così costruttiva, basata sull’esperienza di un uomo che ha visto tanto e sulla curiosità di chi ha sempre sete di sapere. 

Scopri la recensione di “Siate ribelli, praticate gentilezza”

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