Oggi vi racconto di un libro che ho scoperto su facebook, di un autore emergente e molto promettente…si va!
“Racconti dell’inconscio” narra cinque diverse vicende il cui filo conduttore è la sfera irrazionale, il sogno, la parte emozionale che prevarica quella della ragione. Il tema del mistero, del thrilling, è la chiave di narrazione che induce i protagonisti a mettere a nudo i propri pensieri più reconditi, le paure, le ossessioni più vere e spesso inconfessabili. I protagonisti, tutti diversi ma ognuno guidato dal proprio “Io” interiore, finiranno col subire l’inevitabile destino verso il quale sono guidati dall’inconscio? Il sogno diventa parte attiva della vita perché in esso dimora l’irrazionalità umana. L’istintività, il lato più intimo, il desiderio, il bisogno, i meccanismi mentali complessi, in continuo equilibrio tra la lucidità e la follia guidano i passi di personaggi persi nell’impercettibile confine tra i lati opposti del pensiero.
Premetto che non sono un’esperta di racconti: le poche raccolte che ho letto spaziano sensibilmente di genere, da Raimond Carver a Stephen King, e non mi accingerò dunque a dare un parere pretenzioso; vi offro il mio personale punto di vista, da amante dell’appellativo “psicologico” affiancato alla definizione di categoria.
Credo che l’opera di Martano sia da definirsi ONIRICA.
I 5 racconti contenuti nel volume hanno caratteristiche differenti, unite da un fil rouge che ho identificato essere quello della “confusione”: i personaggi presi in esame sono disparati, conosciamo un giovane informatico, un padre di famiglia, un’anziana e cordiale signora…ognuno di loro prenderà parte ad avvenimenti inquietanti, a tratti quasi grotteschi, che renderanno la loro vita diversa da prima…quando di vita si potrà ancora parlare.
Posso dire di aver apprezzato più della metà dei racconti; mi sono trovata in difficoltà su due di questi, non trovando lo svolgimento interessante quanto quello degli altri. Un altro fattore che ha fatto da discriminante è la durata di ogni storia, gestita con maestria e intelligenza; i primi due racconti ne sono l’esempio:
“La bottiglia” non credo si protragga oltre le 20 pagine, riuscendo comunque ad esprimere una grande quantità di sensazioni e riflessioni, mantenendo sempre alta la tensione e creando l’effetto che io apprezzo di più relativamente all’horror, sul finale, da me denominato l’oh-miod-dio (wink!)
Non ho potuto fare a meno di pensare al mio amato Re dell’orror, per via della costruzione sintattica e anche per la sensazione che mi hanno trasmesso le ambientazioni, in bilico tra il familiare e l’asetticità…ordinata confusione.
“Il quinto angolo del quadro”, al contrario, è un racconto lungo, quasi un centinaio di pagine colme di dettagli che creano suspance, aspettativa e quasi dipendenza. Questo equilibrio che Martano ha creato mi ha convinta totalmente. Per parcondicio, sappiate che le atmosfere di questa storia hanno richiamato nella mia mente quelle che ho trovato ne “Il ritratto di Dorian Gray” e che mi sono rimaste particolarmente impresse.
Devo ammettere che, proseguendo nella lettura, la mia attenzione ha perso presa, ritrovandola finalmente sull’ultimo racconto; credo che parte della responsabilità dell’accaduto sia da attribuire allo stile di scrittura particolarmente alto e ricco dell’autore che, in combinazione con la mia vita frenetica, ha reso impegnativa la comprensione “immediata”.
Consiglio questo libro? Sì. A tutti? No.
Per affrontare un libro così carico di emotività e dall’alto contenuto onirico, quasi spirituale, che richiede certamente una buona dose di concentrazione e di elasticità mentale, è necessario partire con un unico presupposto: non saprete dove Martano vi porterà, finché non ci sarete arrivati.
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Interessante.
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