venerdì 10 marzo 2017

E' così che si uccide

La scorsa settimana ho fatto un’esperienza davvero particolare…sono stata travolta da un libro disarmante!


È così che si uccide di Mirko Zilahy – Longanesi 2015 – 16,40€ per 410 pagine

La pioggia di fine estate è implacabile e lava via ogni traccia: ecco perché stavolta la scena del crimine è un enigma indecifrabile. Una sola cosa è chiara: chiunque abbia ucciso la donna, ancora non identificata, l’ha fatto con la cura meticolosa di un chirurgo, usando i propri affilati strumenti per mettere in scena una morte. Perché la morte è uno spettacolo. Lo sa bene, Enrico Mancini. Lui non è un commissario come gli altri. Lui sa nascondere perfettamente i suoi dolori, le sue fragilità. Si è specializzato a Quantico, lui, in crimini seriali. È un duro. Se non fosse per quella inconfessabile debolezza nel posare gli occhi sui poveri corpi vittime della cieca violenza altrui. È uno spettacolo a cui non riesce a riabituarsi. E quell’odore. L’odore dell’inferno, pensa ogni volta. Così, Mancini rifiuta il caso. Rifiuta l’idea stessa che a colpire sia un killer seriale. Anche se il suo istinto, dopo un solo omicidio, ne è certo. E l’istinto di Mancini non sbaglia: è con il secondo omicidio che la città piomba nell’incubo. Messo alle strette, il commissario è costretto ad accettare l’indagine… E accettare anche l’idea che forse non riuscirà a fermare l’omicida prima che il suo disegno si compia. Prima che il killer mostri a tutti – soprattutto a lui – che è così che si uccide.

Non mento se dico che questo libro mi ha fortemente turbata: non voglio dare a questo termine un’accezione necessariamente negativa, mi ha scossa sotto numerosi punti di vista.

La storia che ci viene raccontata si ramifica in due grandi filoni che, chiaramente, finiranno per ricongiungersi; il primo riguarda l’indagine che andremo a seguire, costruita e sviluppata in maniera molto nebulosa, quasi onirica…non certo al cardiopalma come nella maggior parte dei thriller che mi capita di leggere. La seconda storia trattata è sicuramente molto più emotiva, ovvero la lunga e profonda analisi che l’investigatore fa nell’arco temporale della vicenda, per cercare di venire a capo e, forse, risolvere l’enorme sofferenza che si porta dietro in seguito alla morte di sua moglie, portata via da un brutto male poco tempo prima. 


La sinossi fornisce sufficienti dettagli relativi alla trama, per questo non mi dilungherò oltre; voglio parlare, invece, dell’unicità di questo autore che, per quanto mi riguarda, è riuscito a destabilizzarmi totalmente in maniera differente da tutti i suoi colleghi. Sebbene il mistero fosse stato risolto al termine del libro, direi sapientemente e con estrema intelligenza, mi sono sentita confusa alla fine, come se avessi ancora degli interrogativi inconsci che necessitavano di risposta. 
Sono andata a leggere la nota dell’autore, come non accettando di riconoscere che fosse finita lì; beh…quel che ho scoperto ha magicamente dato pace a quell’irrequietezza di cui sopra.
Zilahy, in maniera molto sottile e delicata, ammette di aver farcito il suo thriller con molta più verità di quanto ci si possa aspettare ed è stato solo in quel momento che mi sono sentita in grado di apprezzare a pieno quello che ha scritto.

Se mi seguite da un po’, saprete certamente che non amo recensire romanzi facendo spoiler, ed è questo uno dei motivi che mi hanno spinto a focalizzare l’attenzione su questo “piccolo” particolare. Mi limito a dire che per tutte e 400 le pagine mi sono spesso ritrovata a non capire come mai il protagonista stesse facendo una particolare riflessione proprio in quel momento, quando pareva centrare poco, o per quale motivo la narrazione sembrasse così offuscata, introspettiva…

Approfondendo la mia conoscenza a proposito di questo autore ho scoperto alcune delle tappe della sua meravigliosa carriera, apprendendo che una di queste lo ha visto traduttore di un colosso come “Il cardellino” di Donna Tartt, opera che ho in programma di affrontare in tempi relativamente brevi :)

Spero davvero di leggere presto un nuovo parto della penna di Mirko Zilahy e, senza dubbio, di farmi nuovamente sorprendere sul più bello come è accaduto con questo romanzo.

In nostro appuntamento è a lunedì con una nuova recensione e…vi avverto: fazzoletti alla mano (wink!)

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