lunedì 13 febbraio 2017

Fregata per benino...

Credo che, più che una recensione, questo sarà un deliberato attacco alla filosofia di schifo-promozione selvaggia che ormai serpeggia prepotentemente nell'ambiente editoriale.
Sono molto infastidita perché sono cascata, con tutte le scarpe, in un tranello pubblicitario, acquistando un libro del genere che amo, con una copertina spaziale e lanciato, devo ammetterlo, con maestria.



Alaska di Brenda Novak - Giunti 2016 - 14,90€ per 468 pagine

Stanno accadendo strane cose nel piccolo villaggio di Hilltop, remota località dell'Alaska dove l'inverno è così gelido da ottenebrare le coscienze. Da quando, tre mesi prima, è stata aperta Hanover House, una clinica psichiatrica di massima sicurezza che ospita con finalità scientifiche i più feroci serial killer d'America, nessuno dorme più sonni tranquilli e a nulla servono le rassicurazioni di Evelyn Talbot, la psichiatra trentenne e determinata che dirige l'istituto insieme al collega Fitzpatrick. Soprattutto quando nella neve avviene un macabro ritrovamento: i resti di una donna, orrendamente martoriata. Per il giovane sergente Amarok è la conferma di ciò che ha sempre temuto: portare un branco di efferati assassini a pochi metri dalle loro case e dalle loro famiglie è stata una decisione estremamente pericolosa. Ma la sua fermezza si scontra con il fascino fragile e misterioso di Evelyn, il cui passato nasconde il più nero e atroce degli incubi. E mentre una violenta tormenta di neve si abbatte sul paese rendendo impossibili i collegamenti e le comunicazioni, la psichiatra ha più di un motivo per pensare che quel primo omicidio sia un messaggio destinato proprio a lei e che l'ombra del passato la stia per raggiungere ancora una volta.

Bello! No?
Lo sarebbe stato...se la sinossi in quarta di copertina non fosse stata la parte più interessante dell'opera. 



Comincio assicurandovi che il passato della protagonista non nasconde proprio un bel niente: il famoso "più atroce degli incubi" è spiattellato, senza la parvenza di un alone di mistero, circa a pagina 2.
Ammetto di avere avuto delle aspettative molto alte per questo titolo, figurandomi una trama incalzante in stile Lars Kepler con una penna accattivante come quella del primo Wulf Dorn, ma ciò che mi sono trovata a leggere è attaccabile sotto svariati punti di vista. 


Non ho apprezzato lo stile di scrittura in quanto scarno e, a tratti, scorretto grammaticalmente, a maggior ragione vista la quantità snervante di situazioni ripetitive, già lette in ogni capitolo precedente.
Alla storia d'amore inserita nel plot è stata data eccessiva rilevanza, soprattutto in funzione del fatto che i dialoghi tra i due interessati sono, bene o male, sempre i medesimi fino alla fine del libro. Di quasi 500 pagine ne avrei tagliate almeno 200, riducendo se non eliminando una serie di sproloqui inutili alla "vorrei ma non posso".


Non sono solita farlo ma: 


SPOILER
SPOILER
SPOILER
SPOILER
SPOILER
SPOILER
SPOILER

Il finale ha incarnato la perfetta ciliegina sulla torta, visto l'andamento del resto; dall'inizio della narrazione la Novak le tenta tutte per riuscire ad alimentare l'empatia del lettore nel pensare la protagonista in balìa di un particolare detenuto del carcere psichiatrico fino a quando lui si palesa davanti a lei, sono soli, la nostra amica non ha scampo! Finalmente un po' di suspance? No! Perché il vicino di casa chiama il gatto, distrae il pericoloso psico-maniaco e lei...gli spara. Fine. 

Ripetitivo, banale e mal congeniato. 

Ora, sarà arduo il compito del libro che dovrà farmi tornare ben disposta ahahah
A giovedì <3 

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