Questo sarà ufficialmente l’ultimo post in cui romperò a proposito del matrimonio: domani mi sposo e colgo quindi l’occasione per scusarmi se sabato e domenica non usciranno post sul blog, ma credo di avere davvero bisogno di una mini-vacanza!
Continuerò però a leggere e ci ritroveremo, stesso posto stesso bar, a partire da lunedì.
Oggi vi racconto di un romanzo che ho apprezzato molto, letto in pochi giorni e subito cominciato ad amare; spero vivamente che Longanesi decida di portarci altri lavori dell’autore perché mi incuriosisce parecchio. Questa è stata una lettura condivisa in collaborazione con Sandy del blog La Stamberga d'Inchiostro.
Titolo:Il libro degli specchi
Autore: E. O. Chirovici
Editore: Longanesi
Collana: La Gaja scienza
Anno edizione: 2017
Pagine: 336, Rilegato
Prezzo: 16,40€
Un misterioso manoscritto, un caso di omicidio irrisolto, un gioco di specchi in cui nulla è ciò che sembra.
«Ho letto il libro di E.O. Chirovici con la sorpresa, l'ammirazione e l'inquietudine con cui lessi il primo Paul Auster. Questo è un romanzo avvincente, impeccabile, capitale. Uno dei più belli della stagione.» - Antonio d'Orrico, Sette
«Una storia da affrontare come se fosse un rebus enigmistico, di quelli difficili.» - Amica
«"Il suo romanzo può evocare Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie e La finestra sul cortile di Hitchcock per i colpi di scena; ma non sono solo questi a renderlo un libro impossibile da mettere giù, una volta cominciato. […] Guarderete il libro che avrete fra le mani e vi sembrerà, tutto a un tratto, di guardarvi allo specchio.» - D di Repubblica
«Intelligente e sofisticato – un thriller dipinto come un quadro di Picasso. Altamente consigliato.» - Lee Child
«Un impressionante primo romanzo, intelligente e ben scritto.» - The Times
«Questo romanzo d’esordio in inglese di un autore rumeno è un’intelligente e provocatoria esplorazione di quanto la memoria possa giocare strani scherzi.» - The Sunday Times
«Un intreccio complesso… Ricordi imperfetti, segreti e palesi menzogne rendono difficile capire a chi poter credere davvero.» - Publisher's Weekly
«Un plot convincente e di forte tenuta: alla fine tutto torna come in un preciso meccanismo che non ammette sbavature. Una scrittura lineare e mimetica nell’adesione alle tre voci narranti che si avvicendano nel ricostruire la storia. Una sapiente gestione dei punti di vista. Chirovici gioca a dadi con noi lettori, con notevole maestria.» - Giancarlo De Cataldo, Robinson
«Ecco il thriller mentale che fa riflettere.» - Il Giornale
«Intrecci vertiginosi, colpi di scena e dosi da cavallo d’inquietudine e amore: non sorprende che Il libro degli specchi, del romanziere rumeno E.O. Chirovici, sia in traduzione in 38 paesi e venga già definito un classico.» - Michele Neri, Vanity Fair
«L’astro nascente della narrativa inglese.» - The Telegraph
Peter Katz ha alle spalle una lunga carriera in una delle agenzie letterarie più importanti di New York, e ormai quasi nulla può sorprenderlo. Ma il manoscritto che quasi per caso inizia a leggere lo colpisce fin dalle prime righe. Non è solo la scrittura magnetica, non è solo il coinvolgimento dell’autore a fargli capire subito che non si tratta di un romanzo come gli altri: chi scrive, un certo Richard Flynn, afferma di conoscere la verità su un famoso omicidio avvenuto quasi trent’anni prima, e di essere pronto a rivelarla nel suo romanzo. La vigilia di Natale del 1987, in circostanze mai del tutto chiarite venne ucciso Joseph Wieder, un carismatico professore di psicologia all’università di Princeton. Accademico stimato ma anche molto discusso, Wieder esercitava un notevole fascino sulle studentesse come Laura Baines, la ragazza di cui Richard Flynn era innamorato. Ma in questa sorta di sbilanciato e torbido triangolo, a un certo punto, qualcosa andò storto. Il manoscritto di Flynn è semplicemente eccezionale, ma purtroppo è incompleto: manca il finale. Determinato a non lasciarsi sfuggire l’occasione, l’agente letterario riesce a rintracciare l’autore, scoprendo però che è in fin di vita e che il resto del manoscritto è introvabile. Inizia così un viaggio alla ricerca del finale perduto e della verità che porta con sé. Un viaggio che diventa un’indagine sulla psiche e sul modo in cui la nostra memoria riscrive il passato, in un incerto, a volte ingannevole, gioco di specchi…
Ho deciso di riportarvi ognuno dei numerosi giudizi che sono stati espressi da varie personalità a proposito del romanzo, perché credo che questo sia uno dei pochi casi in cui le famose “urlate mediatiche" non siano una semplice montatura.
Chirovici ci ha regalato un romanzo dal genere difficilmente definibile: alcune caratteristiche del thriller sono ben evidenti durante lo sviluppo della storia ma, come dice lui stesso nella nota d'autore, questo è un libro scritto non tanto con il fine di scoprire un colpevole, quanto per indagare sui motivi che spingono le persone ad agire in una determinata maniera, creando così una concatenazione di eventi ben precisa.
Partirò con l’analizzare lo stile di scrittura che ho trovato piacevole, intrigante ed estremamente colto, a livello di costruzione sintattica. L’uso di termini evidentemente forbiti non è ridondante ma sempre riuscito e ben dosato, e la prosa risulta così accattivante senza rischiare di scadere nell’ovvietà; la penna di Chirovici resterà senza dubbio impressa nella mia memoria, senza finire nel tafferuglio di velati e lontani ricordi che ogni lettore porta nella propria mente.
Arrivando alla parte saliente del romanzo, lo svolgimento della trama è stato magistralmente costruito e sviluppato, dando una piega originale agli eventi; la scelta di dividere la storia in tre macro-parti ed assegnare ad ognuna di queste un differente punto di vista dato dai personaggi che muovono i fili degli avvenimenti, è obiettivamente adatta al contesto e avvalora il risultato finale.
Mi sono soffermata a riflettere sulla caratterizzazione dei personaggi rendendomi conto di non aver empatizzato più di tanto con nessuno dei tre narratori: credo che il perché si possa individuare nella scelta di Chirovici di dare maggiore spazio e luce agli “attori” veri e propri, ai protagonisti della macabra vicenda che vede al centro un omicidio ma nessuna certezza su chi ne sia l'autore.
Devo confessarvi che sono state molteplici le occasioni in cui ho trovato dei punti in comune con il romanzo di Joel Dicker, “La verità sul caso Harry Quebert”, ma sono giunta alla conclusione che ció sia avvenuto solo per via di alcuni argomenti trattati, simili ma adattati al contesto, come la presenza di un anziano professore che prende sotto la propria ala giovani studenti e personaggi sfortunati, o la scelta di mettere in mano la risoluzione del caso ad investigatori “improvvisati”.
Fin dal principio, la mia attenzione è stata catturata dal titolo: mi ha trasmesso una sensazione di inquietudine e forte confusione, come se ancora prima di avere il libro tra le mani, avessi potuto percepire che mi sarei persa al suo interno, senza essere in grado di capire da che parte stesse la verità, totalmente in balìa delle direzioni che l’autore avrebbe scelto per me.
Penso sia questo che un libro debba far provare a chi lo legge, una sorta di smarrimento consapevole, un viaggio ogni volta diverso, controllato da un unico burattinaio, l’autore della storia in cui ci si immerge.
Bene Amici dei Libri, ho già rivelato troppo.
Vi consiglio assolutamente di recuperare questo romanzo e di scoprire come me sempre di più sull’autore che, senza sgomitare più di tanto, ha conquistato chiunque sia in possesso di buon senso critico ❤
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