lunedì 10 aprile 2017

Ogni Giorno

Buon lunedì ai miei amici dei libri!

Questa settimana non ho dovuto pensare a lungo a quale libro scegliere da recensire oggi; non mi capitava da tanto di terminare un romanzo in 72 ore e certamente non mi aspettavo che sarebbe stato proprio questo libro a rompere gli indugi.


Ogni giorno di David Levithan – Rizzoli 2013 - 11,50€ per 370 pagine 

Da quando è nato, A si risveglia ogni giorno in un corpo diverso. Per ventiquattr'ore abita il corpo di un suo coetaneo, che poi è costretto ad abbandonare quando il giorno finisce. Affezionarsi alle esistenze che sfiora è un lusso che non può permettersi, influenzarle un peccato di cui non vuole macchiarsi. Quando però conosce Rhiannon, chiudere gli occhi e riprendere il cammino da nomade è impossibile: per la prima volta innamorato, A cerca di stabilire un contatto, di spiegare la sua maledizione, fino a convincere Rhiannon che è tutto vero, che quello che ogni giorno si presenta da lei è la stessa persona, anche se in un corpo diverso. Rhiannon s'innamora a sua volta dell'anima di A, ma dimenticare il suo involucro è difficile, e pian piano la relazione con i mille volti di A si fa più delicata di un vetro sottile. Nel disperato tentativo di non perderla, A tradisce le sue regole, inizia a lasciare nelle esistenze quotidiane tracce e strascichi del suo passaggio, e qualcuno se ne accorge...

David Levithan è un creatore di storie che si possono classificare come Young Adult: questa denominazione, ormai ampiamente inflazionata, oggi comprende una serie di aborti letterari che vengono presi dentro nel calderone, anche solo per il fatto di avere una copertina che rispetti gli standard creati e alimentati da chi si occupa di far girare questo tipo di mercato. 

Tenuta alla larga da questa visione che ho acquisito con il tempo dell’attuale narrativa per ragazzi il cui unico obiettivo è la speculazione, e dopo aver avuto un paio di incontri ravvicinati con John Green senza riuscire ad uscirne particolarmente illesa, ho impiegato parecchi anni a decidere di aprire “Ogni giorno”, che avevo acquistato, in realtà, da tempo immemore. 

Immaginate la mia sorpresa nel ritrovarmi assorbita dalla storia, al punto da non riuscire a staccarmi dalle pagine fino alla fine, terminando con la corsa alla ricerca di informazioni a proposito del volume successivo, già edito in Italia.


Quella di A è una vita complessa, più di ogni altra possibile: ogni giorno si sveglia in un corpo diverso, prendendo il posto dell’anima che normalmente lo occupa, con il vincolo di non poter modificare nulla dell’esistenza dello stesso. Nemmeno lui sa perché, o come sia successo; non conosce nessuno che sia come lui e non si è mai, o quasi, posto il problema di rintracciare qualcuno (o qualcosa) che potesse dargli delucidazioni in merito. Una volta faticosamente accettato il suo destino, si è limitato a svolgere il compito per cui è venuto al mondo, rigorosamente attenendosi alle regole. 

Tutto cambia nel momento in cui si innamora.


"Volevo l’amore per conquistare la vita. Ma l’amore non può conquistare la vita. Di per sé, l’amore è impotente. Deve poter contare su di noi, prima di lanciarsi alla conquista"

Da questo possiamo intuire quale sia il messaggio che Levithan vuole mandarci, facendo una serie di considerazioni, seppur velate, sull’importanza e l’universalità del sentimento principe: l’amore.
Ho trovato il suo un modo originale per affrontare un argomento abusato e spesso trattato con superficialità; il fatto di scegliere un punto di vista appartenente ad una forma di vita differente dall’essere umano, preme l’acceleratore sulla non-differenziazione di “genere” per quel che riguarda l’innamorarsi e il trovare impossibile resistere alla potenza di questo sentimento. 

L’altro tema prepotente che viene affrontato, parimenti, in maniera delicata e impattante è quello dell’omosessualità, con addirittura qualche accenno all’argomento Gender: numerosi dei corpi in cui si risveglierà A nel corso della storia, sono omosessuali e lui in prima persona si ritroverà spesso a cercare di spiegare come non si senta di appartenere ad un genere definito, ammettendo di essersi sentito attratto più volte sia da uomini che da donne e di non aver mai percepito la sua “forma” come di un genere piuttosto che di un altro. 


"Innamorarsi di qualcuno non significa capire meglio come si senta; significa solo conoscerne le  sensazioni."

Trovo che sia uno degli argomenti più attuali del nostro momento storico e che sia stata una scelta più che mai vincente quella dell’autore, di trattarlo grazie ad un espediente, rivolgendosi lui ad un pubblico principalmente giovane, come quando si tenta di spiegare qualche cosa di difficilmente comprensibile ad un bambino.

A differenza della sensazione che mi hanno lasciato i due romanzi di John Green che ho affrontato, ovvero di perplessità relativamente alla maniera in cui sono stati trattati temi come il suicidio o la malattia terminale, in questo caso mi sono sentita coinvolta umanamente dalla storia e dalla posizione del protagonista, e spinta fortemente ad empatizzare e ad interrogarmi su come viviamo e su come vivremmo invece se la nostra condizione fosse differente da quella usuale.


"Non ho il coraggio di fargli notare che guarda il mondo dalla prospettiva sbagliata. Ci saranno sempre altre domande. Ogni risposta conduce ad altre domande. L’unico modo di sopravvivere è lasciarle perdere."

Per quanto riguarda gli aspetti che di solito mi trovo ad analizzare durante una recensione, devo ammettere di non aver individuato un’approfondita caratterizzazione dei personaggi o una contestualizzazione adeguata delle ambientazioni, arrivando però a dedurre che non siano probabilmente questi gli elementi su cui Levithan vuole si soffermi l’attenzione del lettore. 

Relativamente allo stile, non posso dire di esserne stata affascinata: soprattutto all’inizio, ho trovato irritante (come già mi è successo in passato 😊) la scelta di utilizzare una scrittura eccessivamente telegrafica. Ha fatto questo STOP. Lei ha reagito così STOP. Passo e chiudo.

Ecco, no. Su questo punto mi trovo totalmente in disaccordo, nonostante il bilancio generale mi abbia poi portata a mettere in secondo piano questo aspetto. 

Tirando le somme: sì, lo consiglio a tutti. Specialmente a chi ha voglia di avventurarsi in una lettura leggera ma non frivola perché, sì, c’è differenza tra i due termini. No, non so ancora se proseguirò con l’approfondimento dell’autore o della storia di A, vi terrò aggiornati 😉


#permeèsì

7 commenti:

  1. Molto bella la recensione, mi è piaciuta tantissimo! *-*

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  2. Te l'avevo detto che ne valeva la pena, comunque Un altro giorno è la stessa storia raccontata dal punto di vista di lei, con aggiunta di qualche particolare e giusto qualche pagina in più alla fine. Ma l'ho trovato parecchio brutto.

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    1. Caspiterella mi hai bastonato l'entusiasmo ahahaha No, non è vero, sono già parecchio perplessa di mio sulle inversioni di punto di vista... -.-

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  3. Giuro, giuro, giuro e ancora giuro che lo leggerò anche io!

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  4. Bella, bellissima *-*
    dai che il secondo ce lo leggiamo insieme!

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