lunedì 24 settembre 2018

Ho incontrato Valeria Montaldi: curiosità e considerazioni su "Il pane del diavolo" ed. Piemme

Buongiorno Amici dei Libri e buon lunedì!

Questi inizio-settimana così traumatici mi stanno letteralmente togliendo la pelle di dosso però, quando c'è da parlare di bei libri, tutto sembra migliorare improvvisamente.

Voglio ringraziare anche qui la Casa Editrice Piemme per avermi permesso di incontrare l'autrice di cui parleremo oggi e, in generale, per tutte le meravigliose iniziative che organizza per noi blogger letterari. 

1416, Castello di Fénis. Marion è una cuoca straordinaria. Le sue origini saracene ne hanno forgiato il gusto: le spezie, gli aromi, i condimenti insoliti con cui arricchisce i piatti entusiasmano il palato dei nobili commensali riuniti a banchetto. Talento e inventiva, tuttavia, non bastano a farle ottenere rispetto e considerazione: vessata da Amizon Chiquart, il celebrato maestro di cucina del duca Amedeo di Savoia, è costretta a subire umiliazioni continue, accettate sotto l'amara maschera della deferenza. Sì, perché lei è solo una donna e non potrà mai ambire a un ruolo superiore a quello di sguattera. O almeno così crede Chiquart, sottovalutando la tenacia, il coraggio e la rabbia che animano Marion. E soprattutto ignorando che un' inutile saracena sappia leggere e scrivere. L'ultima scelta di una donna coraggiosa, la sua vendetta. 2016, Fénis. Il cadavere ritrovato nel bosco è quello di Alice Rey: la gola squarciata, il sangue che intride ancora la neve. L'indagine sul delitto è affidata al maresciallo Randisi del Comando dei carabinieri di Aosta.
Da subito, gli indizi convergono sul marito della vittima, Jacques Piccot, chef stellato del ristorante di proprietà della moglie e appassionato collezionista di antichi ricettari. Le indagini sembrano confermare i primi sospetti, ma un secondo omicidio scoperchia un calderone pieno di segreti, rancori e ricatti che coinvolge l'intero ristorante. E a Randisi non resta che scavare a fondo fra presente e passato per scoprire di quanti veleni sia fatto un pane che ha il sapore del diavolo.

Ci tengo a raccontarvi un piccolo aneddoto, per iniziare: come molti di voi credo, sono stata una ragazzina diffidente verso i libri che assegnavano da leggere a scuola, a causa dell'inadeguatezza degli stessi, in relazione all'età in cui ci sono stati sottoposti, e non solo. E' stato grazie alla mia professoressa di storia, però, che ho capito di dovermi fidare, per poter scoprire romanzi che mi appassionassero; come ha fatto a farmi cambiare idea? Dandomi da leggere "Il mercante di lana" di Valeria Montaldi.

Spero che questo possa farvi capire quanto io sia stata felice di incontrarla e di poter interagire con lei. L'incontro verteva principalmente sul suo ultimo romanzo ma abbiamo avuto la possibilità di scoprire di più sulla sua vita di scrittrice, in generale. La prima cosa che abbiamo scoperto mi ha molto colpita: Valeria Montaldi non ama che i suoi romanzi vengano classificati come storici, o noir, in quanto si tratta invece di romanzi investigativi, spesso ambientati in più di un arco temporale. 

Come già è successo in passato, questo libro è ambientato in Valle d'Aosta e l'autrice ci ha raccontato in maniera dettagliata come mai sceglie spesso di ambientarvi le sue storie: questa splendida regione ha iniziato ad attrarla quando, da ragazzina, ha cominciato ad andarci in vacanza, finendo poi per non abbandonarla mai più. La storia che la caratterizza si è prestata, e si presterà ancora, in maniera eccelsa come luogo perfetto dove creare lo svolgimento delle vicende che la Montaldi crea, grazie ad un approfondito lavoro di ricerca.

E' stato appassionante sentirla parlare del suo rapporto con la scrittura, che è stata capace di riassumere in una frase davvero molto impattante, che ha reso perfettamente l'idea senza lasciare spazio a perplessità: "Quando non scrivo, sto male. E' come una droga.".

Non ci siamo ovviamente dimenticati di chiederle come sia nata la sua passione per il Medioevo, epoca in cui ha ambientato la maggior parte dei suoi romanzi e abbiamo quindi fatto un breve excursus nella carriera dell'autrice, basato principalmente sui numerosi anni in cui ha svolto il mestiere di giornalista d'arte e cultura. 

Una delle curiosità più interessanti di cui abbiamo chiacchierato riguarda il ricettario protagonista di "Il pane del diavolo", un ricettario antico e preziosissimo, custodito spesso nelle mani sbagliate, fino a che non è stato risposto al sicuro in una biblioteca in Svizzera. Fino a poco tempo fa, ci ha raccontato Valeria, era ancora possibile recuperarne il testo in internet ma, a quanto pare, al momento è stato rimosso. Che si celi un mistero anche dietro a questo fatto?

In ultimo, ma non per importanza, mi sento di raccontarvi come è stata la mia esperienza di lettura del romanzo in questione: l'alternarsi degli archi temporali ha tenuto altissima la mia attenzione, coinvolgendomi pienamente in tutto le vicende che si svolgono. Mi sono particolarmente affezionata ai due personaggi principali che si muovono nel presente, il commissario e la sua assistente, trovandoli particolarmente ben delineati; anche Marion, la protagonista della vicenda svoltasi nel passato, ha saputo conquistarsi un posticino nel mio cuore, seppur verso la fine della storia.

Il lavoro di ricerca e di approfondimento storico mi ha permesso di visualizzare quasi ogni scena descritta magistralmente dall'autrice, complice anche il fatto che anche io, come lei, ho iniziato a frequentare la Valle d'Aosta in tenerissima età (avevo soltanto un mese di vita la prima volta che ci ho "messo piede"); mi sono così potuta godere a pieno la storia, figurandomi i personaggi muoversi attraverso i luoghi che mi sono familiari.

E' stata un'esperianza speciale e completa, che porterò sempre con me.

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