martedì 16 luglio 2019

Review Party "Macchina mortali 3 - Congegni infernali" di Philip Reeve, ed. Mondadori

Buongiorno Amici dei Libri e buon martedì!

Come forse qualcuno di voi già saprà, a dicembre dello scorso anno sono stata invitata da Mondadori all'anteprima del film "Macchine mortali" che, come il libro, mi aveva entusiasmata su tutti i fronti.

Vorrei parlarvi presto dell'intera trilogia di libri sul canale YouTube ma, nel frattempo, sono felicissima di anticiparvi cosa ho pensato del terzo volume, che ho potuto leggere in anteprima grazie a Mondadori e a Raffaella di The Reading's Love Blog - L'amore per i libri.

L'ultimo grazie, ma non per importanza, va alla mitica Franci di Libri, Libretti, Libracci che realizza sempre, per ogni tipo di evento, dei banner splendidi.



I potenti motori di Anchorage sono fermi e ricoperti di ruggine ormai da anni. Da tempo, infatti, la città derelitta non solca più le lande del ghiaccio, ma si è stanziata sulla costa di quella che una volta era l'America. Tom Natsworthy ed Hester Shaw hanno abbandonato la loro vita avventurosa e finalmente hanno messo radici. Forse, per la prima volta nella vita, si sentono davvero felici. Peccato che alla loro primogenita Wren tutta questa tranquillità annoi da impazzire e che scalpiti per lanciarsi in qualche avventura memorabile. Così, quando si imbatte in Gargle, un pirata galante alla guida di un gruppo di ladruncoli, i Ragazzi Perduti, che le chiede di aiutarlo a rubare il misterioso e pericoloso Libro di latta, non può che accettare, attratta da un'avventura tanto intrigante.
Ma il furto non va esattamente come previsto e Gargle e la sua banda fuggono portando via con loro Wren, e lasciando a Tom ed Hester un'unica possibilità: abbandonare la loro vita pacifica per ritrovare la figlia, e quindi metterla in salvo. Una ricerca che condurrà sulla loro strada nemici che pensavano di essersi lasciati oramai alle spalle e che li costringerà a compiere scelte radicali.

Quello che Reeve ha creato è un mondo più che distopico, è la proiezione catastrofica di quello che potrebbe succedere nel momento in cui l'istinto di sopravvivenza prendesse il totale sopravvento sulla civiltà e la legge del più forte prevalesse a tutto tondo, ogni minuto di ogni giorno.
Questo è il presupposto su cui si basa questa storia e all'interno del quale si muovono i personaggi che abbiamo imparato a conoscere e, in qualche caso, ad amare.

La prima caratteristica che mi sento di analizzare riguarda l'ambientazione temporale: sono passati quasi vent'anni dall'ultima volta in cui abbiamo saputo qualcosa di Tom e Hester. Non mi aspettavo un salto del genere e ne sono rimasta piacevolmente colpita; al termine del secondo libro della serie, "L'oro dei predoni", Hester aveva appena scoperto di essere incinta mentre, all'inizio di questo terzo volume, apprendiamo che lo fosse di una bimba, colei che nel frattempo è diventata la scalmanata e ribelle Wren.

Mi è bastato un attimo per riconoscere in lei tratti caratteriali sia del padre che della madre, e questo è indubbiamente un chiaro sintomo di una precedente ottima caratterizzazione dei personaggi, che sono stati capaci di rimanere impressi nella mia mente come fossero persone reali che ho incontrato in un passato non troppo lontano. Scoprire che Wren avrebbe avuto un ruolo da protagonista all'interno di questa terza storia mi ha sorpresa e piacevolmente interessata, in quanto mi sono spesso chiesta leggendo il volume precedente come avrebbe fatto Reeve a rendere accattivante un terzo capitolo senza rischiare di cadere nella ripetitività.

Ho trovato addirittura che "l'oggetto del contendersi" attorno al quale ruota tutta la storia, il fantomatico "Libro di latta" potesse quasi fungere da diversivo, ovvero far credere al lettore di essere tanto importante da essere desiderato da tutti ma di valere in fin dei conti poco e niente ai fini dello sviluppo della trama e come espediente narrativo. Ho adorato, al contempo, che non si sappia fino all'ultimo il motivo di tanta bramosia e che ci sia un neanche poco celato rimando a medusa, il congegno infernale del primo libro.

Uno dei punti forti dell'intera serie è senza dubbio l'adrenalina sprigionata in ogni pagina, anche quando non succede "niente di particolare". Ho virgolettato volontariamente quest'espressione per sottolineare quanto la narrazione sia ricca di avvenimenti e molto sostenuta, costellata di discorsi diretti che rendono il tutto coinvolgente, il lettore si può immedesimare come se non si stesse parlando di enormi città mobili predatrici ed enormi cingoli che solcano infiniti oceani ghiacciati.

Sicuramente la visione del film mi ha molto aiutata ad immaginarmi le ambientazioni dei successivi due romanzi ma trovo che, a prescindere da ciò, Reeve abbia una fantasia che sfiora la genialità: l'idea di base su cui si posano le fondamenta della storia è vincente, sotto ogni punto di vista, e resta una delle più originali di cui abbia letto negli ultimi anni.

Ci tengo a precisare che quasi tutte le considerazioni che ho sviluppato sui personaggi sembrano, all'apparenza, ad esito negativo ma, in realtà, sono tutte esattamente l'opposto, ovvero positive. Vi invito a prestare particolare attenzione ai paragrafi che si concentrano su questo tema.

Inizio dal personaggio che mi ha più incuriosita in assoluto: la Dottoressa Zero, colei che inizialmente sembra essere un'alleata dei rinati, la loro salvatrice poiché in grado di riattivarli anche una volta che sono stati annientati. Ho apprezzato particolarmente il suo lato misterioso e il suo carattere all'apparenza chiuso che nasconde in realtà una grandissima forza d'animo. Avrei davvero voluto sapere di più su di lei, se ne facessero uno spin-off correrei ad acquistarlo e a leggerlo...che ne pensate?

Arrivo così a parlarvi di quella che, secondo me, è la colonna portante dell'intera storia di Macchine Mortali: la caratterizzazione del personaggio di Hester Shaw. 
Mi è sempre piaciuta, fin dall'inizio, nonostante Reeve, spesso e volentieri, si sia messo di impegno per renderla sgradevole ai più: all'inizio del secondo volume, ad esempio, ho tentennato, trovando ripetitive e ridondanti le riflessioni insicure e impaurite di Hester nei confronti della sua relazione, ormai consolidata, con Tom. A tratti ho avuto la sensazione di leggere un libro young adult con protagonista una ragazzina un po' molesta.

Gli sbalzi, che mi sento di definire bipolari, che ha da un momento all'altro del libro, inizialmente mi hanno leggermente irritata, come in una delle prime scene della terza storia, durante la quale Hester risolve un proprio attacco isterico-uterino sparando a due adolescenti in procinto di recuperare il famoso libro di latta dalle mani ladruncole di Wren. Proseguendo con la lettura però ho elaborato la mia visione del personaggio, riuscendo ad approcciarla in modo diverso, più distaccato: la bellezza della sua personalità è proprio questa, la rende la più anti anti-eroina della lettura contemporanea degli ultimi dieci anni. 

Purtroppo non sono riuscita a non innervosirmi con la ripetitività di Hester nel ricordare, di punto in bianco, di essere la figlia di Valentine in ogni circostanza, anche nella più impensabile, come se ci fosse bisogno di tirare fuori il coniglio dal cappello ma il coniglio finisse per scocciare invece che stupire. Posso dire con entusiasmo, invece, che alla fine mi è apparso chiaro il perché di questa scelta e che questo, come tutti gli altri dettagli che caratterizzano Hester, ha contribuito a divertirmi e intrattenermi come poche serie, nella mia vita di lettrice, sono state in grado di fare.

Incontrare nuovamente Pennyroyal non è stato propriamente quello che si può definire un piacere (sfiderei chiunque) però non posso negare di averlo trovato più azzeccato qui che nella storia precedente, dove mi aveva fatto scaturire sensazioni un po' sconclusionate, come se facesse da tappabuchi al bisogno. 
Per il resto, non mi sento di analizzare molto altro che riguarda i personaggi, ho trovato Tom ancora una volta sottotono rispetto al primo volume e il secondo Villain, Shkin, poco delineato e lasciato un po' andare allo sbaraglio.

Personalmente, e profondamente, conservo ancora la speranza che proceda la produzione degli adattamenti cinematografici perché il primo film mi ha davvero trascinata e segnata, tanto da portarmi ad acquistarne il blu-ray (io non compro mai blu-ray).

Penso di avervi detto tutto, o quasi, quello che ho pensato durante questa lettura, e vi invito a scatenare qui sotto tutte le domande che possono venirvi in mente al riguardo. Io vi auguro un meraviglioso proseguimento di settimana e vi ringrazio per essere stati qui oggi. A presto! 

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