lunedì 5 febbraio 2018

Recensione "La manutenzione dei sensi" di Franco Faggiani

Buongiorno Amici dei Libri e buon lunedì!

Oggi parliamo di un romanzo inviatomi da Fazi Editore, che ringrazio più sentitamente che mai, che ho divorato e amato e che resterà com me per sempre.


La manutenzione dei sensi | Franco Faggiani | Fazi Editore | 2018 | 250 pagine, brossura | 16,00€

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Trama: Una riflessione sul labile confine che divide la normalità dalla diversità, e dal genio. Un romanzo sul cambiamento, sulla paternità e sulla giovinezza in cui padre e figlio ritroveranno la loro più vera dimensione solo a contatto con la natura. Un libro che trabocca di umanità e sensibilità autentiche, delicato e terapeutico come una passeggiata in montagna.

«La Manutenzione dei sensi è il racconto di come cresce un sentimento paterno in un ambiente autentico come quello montano. Il male di vivere, oggi, si cura ad alta quota e la fuga dalla città spesso diventa una salvezza.» - Robinson, La Repubblica

«Ma tu, quando hai saputo che Chiara era morta, cos’hai detto?».
«Non scherzi stasera con le domande, eh? Vuoi proprio saperlo? Non ho detto niente. Non sono riuscito a dire una parola per giorni, avevo un dolore allo stomaco che non mi faceva stare in piedi. E la testa leggera, perché vuota. Sono andato avanti così per un bel po’». 
«E poi?».
«Poi qualcuno mi ha salvato».

A un incrocio tra casualità e destino si incontrano Leonardo Guerrieri, vedovo cinquantenne, un passato brillante e un futuro alla deriva, e Martino Rochard, un ragazzino taciturno che affronta in solitudine le proprie instabilità. Leonardo e Martino hanno origini ed età diverse, ma lo stesso carattere appartato. Il ragazzo, in affido temporaneo, non chiede, non pretende, non racconta: se ne sta per i fatti suoi e non disturba mai. Alle medie, però, a Martino, ormai adolescente, viene diagnosticata la sindrome di Asperger. Per allontanarsi dalle sabbie mobili dell’apatia che sta per risucchiare entrambi, Guerrieri decide di lasciare Milano e traslocare in una grande casa, lontana e isolata, in mezzo ai boschi e ai prati d’alta quota, nelle Alpi piemontesi. Sarà proprio nel silenzio della montagna, osservando le nuvole in cielo e portando al pascolo gli animali, che il ragazzo troverà se stesso e il padre una nuova serenità. A contatto con le cose semplici e le persone genuine, anche grazie all’amicizia con il burbero Augusto, un anziano montanaro di antica saggezza, padre e figlio si riscopriranno più vivi, coltivando con forza le rispettive passioni e inclinazioni. Una storia positiva è al centro di questo romanzo che trabocca di umanità e sensibilità autentiche e che contiene una riflessione sul labile confine che divide la normalità dalla diversità. Un romanzo sul cambiamento, la paternità, la giovinezza, in cui padre e figlio ritroveranno la loro dimensione più vera proprio a contatto con la natura, riappropriandosi di valori irrinunciabili come la semplicità e la bellezza.

Sono stata immensamente felice di aver potuto richiedere questo romanzo all'Editore, dal primo momento in cui scoperto l'argomento trattato al suo interno ho capito che lo avrei amato dal profondo del cuore. Sono cresciuta circondata dalle montagne, in un paesino ai limiti del favolistico, e in quel luogo ho appreso gran parte delle cose che mi hanno resa la donna che sono oggi; ho vissuto tutte le esperienze più importanti per un adolescente, dalle prime vere amicizie, di quel tipo che dura per tutta la vita, alle prime storie d'amore, che tolgono il fiato e ti accompagnano per sempre. Addirittura, come viene raccontato proprio nelle prime pagine del libro, c'era una casetta nel mezzo del paese vecchio, dove era posizionata una gabbia con un merlo indiano addestrato. Leggere "La manutenzione dei sensi" è stata un'esperienza davvero formidabile.

Sono stata pienamente entusiasta della modalità con cui l'autore ha trattato l'aspetto relativo all'Asperger, una sindrome di cui non si parla mai molto e che credo sia una di quelle meno conosciute per quanto discretamente diffusa. Martino, meraviglioso protagonista della storia delineato e descritto dagli occhi amorevoli del padre adottivo, incarna una vera e propria metafora di positività e speranza, l'emblema di quanto sia importante e possibile lottare con le unghie e con i denti per sconfiggere e superare le difficoltà in cui ci si imbatte nell'arco della vita, qualsiasi esse siano. 

Come anticipavo, la voce narrante è quella di Leonardo, padre di Nina che è ormai grande e realizzata, e vedovo di Chiara, l'amatissima moglie che li ha purtroppo inaspettatamente lasciati. Come spesso capita, Nina, crescendo, è diventata una meravigliosa copia di sua madre ed è durante un'esperienza di volontariato in un orfanotrofio che conosce Martino, decidendo di portarlo a casa con sé, almeno fino a quando il piccolo di otto anni raggiungerà la maggiore età. 

La profondità di questa storia, raccontata con un linguaggio semplice e diretto, ha toccato il punto più nascosto della mia sensibilità, facendomi sentire parte integrante della vicenda, tanto mi ha coinvolta. Anche qui ho potuto paragonare l'esperienza dei personaggi a quella che vivo io tutti i giorni che, seppur non avendo le stesse caratteristiche, è simile sotto molti aspetti. 

In questo calderone di emozioni potentissime, l'ambientazione ha svolto un ruolo di vitale importanza: i fantastici progressi che Martino fa, un passo alla volta, grazie alle persone che conosce al paesino e la sicurezza in sé stesso che guadagna svolgendo i lavori più disparati all'agriturismo dell'amico Augusto, sono elementi colmi di positività che mi hanno fatto apprezzare la storia senza riserve.

Come unica nota dolente, se così la si possa definire, annovero il poco approfondimento di determinate tematiche: quasi sicuramente non sarebbe stato fondamentale ai fini della riuscita dell'opera ma, avendo amato il libro così tanto, avrei preferito sapere di più di Chiara, della sindrome di Martino e, perché no, anche della vita di Nina da quando si trasferisce negli Stati Uniti; più ci penso, però più mi rendo conto che questa mia esigenza sia nata dal fatto che avrei voluto che il libro non finisse mai. 


La scrittura di Faggiani mi ha catturata come un pesce all'amo: priva di particolari vezzi stilistici, ha reso il racconto ad opera di Leonardo come una favola che racconterei, con le stesse modalità, ai miei figli, escludendo forse solo le parti riflessive in cui si affrontano temi molto delicati; parti che ho altrettanto amato, sentendomi come ad una cena con un amico che mi racconta cosa gli passa per la mente in quell'ultimo periodo. Il carattere che Faggiani ha delineato per ognuno dei suoi personaggi è ciò che me li ha fatti amare uno ad uno, nessuno escluso, particolare che ha contribuito a rendere il mio distacco da loro quasi traumatico (wink!)

Spero che possiate decidere di acquistare questo libro e leggerlo, così che possiate provare tutte le belle emozioni che ho scoperto io, e anche di più. Questo è un romanzo con la rarissima capacità di parlare all'intimo del lettore, a prescindere dal coinvolgimento specifico di ognuno. Spero anche di poter leggere molto presto qualcos'altro dell'autore che, sono sicura, mi rapirà alla stessa maniera.



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