Buon inizio settimana con la seconda parte dell'evento dedicato ad Agatha Christie!
Come è stato sorprendente leggere un nuovo libro della Regina del giallo, è stato altrettanto bello rileggere uno dei primissimi libri di quest'autrice che ho avuto il piacere di scoprire. Ringrazio Raffaella del Blog The Reading's Love e Mondadori per avermi permesso di intraprendere nuovamente un viaggio tanto straordinario. Grazie anche a Sara del blog Il Club delle Lettrici Compulsive, per il banner e, soprattutto, per il meraviglioso mini-Poirot.
Come tutti noi sappiamo, questo è uno dei titoli "principe", che spicca nella bibliografia dell'immensa Agatha Christie da quando è stato pubblicato, spesso annoverato tra i migliori gialli di sempre insieme all'altrettanto famoso "Dieci piccoli indiani". Come vi ho svelato nella scorsa recensione, tra i due l'ho preferito nettamente, trovandomi a giudicare il secondo leggermente sopravvalutato. Nel caso del viaggio sul fantomatico Orient Express, invece, non ho potuto che alzare le mani e riconoscerne l'eccellenza.
Inoltre, negli ultimi anni ho potuto apprezzarne nuovamente le qualità guardando e riguardando la più recente trasposizione cinematografica, che trova renda giustizia all'opera originale come poche altre pellicole sono state in grado di fare; il nostro Hercule Poirot, non solo diretto ma anche interpretato da Kenneth Branagh nel 2017, mi conquista ad ogni nuova visione.
Il romanzo ha scatenato in me la tessitura unicamente di lodi, che riguardano in primo luogo la struttura della storia, perfettamente congeniata fin nel minimo dettaglio e capace di sorprendere anche i più esperti cacciatori di misteri. Ho riservato le stesse considerazioni per la caratterizzazione dei personaggi, grazie alla quale Agatha Christie ha dato vita ad un'infinità di personalità tanto diverse tra loro quanto inaspettatamente complementari, unite da un indissolubile filo rosso che svolgerà anche il ruolo di bandolo della matassa, una volta giunti al termine della vicenda.
Come è mia consuetudine, non farò spoiler di nessun genere, nonostante si stia parlando di un romanzo davvero molto conosciuto; vorrei però porre l'accento sulle molteplici interpretazioni che, negli anni, mi è capitato di sentir dare dai lettori, relativamente alla morale della storia, poiché ritengo che scatenino un'importante riflessione. Dove si posiziona esattamente il confine tra etica e ingiustizia, tra vendetta e giustizia? Penso che la Christie abbia voluto creare un finale che fosse non solo d'impatto, nel senso più letterale e usuale del termine, ma che scatenasse delle domande, dei ragionamenti e, in qualche caso, delle immedesimazioni, che sfociassero a loro volta in riflessioni profonde.
Mi rendo conto che quest'ultima frase risulti ridondante, e forse un po' esagerata, ma sono certa che chiunque abbia letto il libro abbia perfettamente compreso il senso del mio giro di parole :)
Ora tocca a voi: qual è la vostra opinione su questo classico senza tempo? Come per me, è tra i vostri preferiti oppure lo reputate diversamente? Non vedo l'ora di sapere la vostra!
Nessun commento:
Posta un commento