martedì 17 novembre 2020

Review Party | "Alice, Dorothy e Wendy" di Lewis Carroll, L. Frank Baum e James Matthew Barrie | Ed. Mondadori

Altro giro, altra corsa...questa volta nel Paese delle Merviglie!

Grazie all'organizzazione di questo evento ho avuto il piacere di rileggere due classici della letteratura per ragazzi che già avevo potuto apprezzare tempo fa, e di scoprirne uno che non avevo mai letto prima d'ora! Ringrazio quindi Angela e Beatrice del blog Io resto qui a leggere, che sono state così carine da coinvolgermi e da realizzare il banner, e Mondadori per aver fornito la copia del libro.

Come potete vedere dalla grafica qui sotto, l'evento si svilupperà in tre giorni a partire da oggi, durante i quali analizzeremo tutti insieme un romanzo alla volta. Cominciamo oggi con l'intramontabile Alice!


«Inizia dall'inizio e vai avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati.»

«Si può leggere di primo acchito, senza pause, o comunque indifferenti alle interruzioni; poiché da qualsiasi punto si ricominci la lettura, è come riprendere la storia da un punto fermo, senza nessi da ricordare con quanto precede. Ogni pagina è un inizio: per l'episodio che segue, per il personaggio che viene introdotto, per la situazione in cui Alice si trova. [...] L'invito al lettore è di seguire Alice nel suo viaggio fantasioso così come le piccole Liddell l'hanno seguito in barca, lungo il Tamigi, il 4 luglio del 1865. Rinunciare a cercare troppo astrusi significati ha un grande effetto liberatorio; alla luce di quello che ancora una volta il saggio Re di Quadri sentenzia nell'ultimo capitolo: "Se non c'è nessun significato... questo, sapete, ci risparmia un mondo di guai, perché non abbiamo più bisogno di cercarne uno".» (dalla Prefazione di Luigi Lunari)

Come spesso accade, mi sono avvicinata a questa storia grazie al classico Disney, di cui ho consumato la videocassetta (ah, l'anzianità) sia da bambina che da adolescente: era il preferito mio e di mio fratello anche da grandicelli, non ci siamo mai risparmiati di rivederlo. Chiunque abbia fatto come me si è poi trovato, approcciandosi al romanzo, in un mondo molto differente da quello fatato del cartone animato, e ora vi racconto quel è stata la mia reazione: totale confusione.

Questo è avvenuto principalmente in reazione al particolarissimo stile di scrittura di Lewis Carroll che, già di per sé, si accinge a descrivere un mondo totalmente folle, abitato da creature stralunate che spesso parlano esclusivamente con l'ausilio di metafore e perifrasi dei concetti stessi: aggiungendo a tutto questo una velleità narrativa peculiare e ricercata, il risultato è inevitabilmente poco lineare. 

Aver letto l'opera una seconda volta mi ha certamente aiutata a vederci più chiaro, mi ha permesso di soffermarmi su determinati passaggi che, ad una prima lettura, probabilmente mi erano sfuggiti e mi ha portata ad un'analisi più cosciente, vista anche l'età e l'esperienza letteraria più avanzate.

Ciò che di positivo c'era già stato durante il mio primo incontro con l'autore, si è riconfermato: l'atmosfera, leggera ma perenne, di inquietudine che viene trasmessa nell'arco di tutto lo sviluppo della storia è, secondo me, il vero valore aggiunto di questo straordinario viaggio nell'assurdo, che ti permette di non dimenticare mai che l'esplorazione di certi luoghi, siano essi fisici, psichici o spirituali, può risultare affascinante quanto insidiosa. 

Ennesimo tocco di stile è dato dalle innumerevoli interpretazioni che Carroll, non si sa se consciamente o meno, ha deciso di scatenarci: questo non è un romanzo che inizia e finisce per tutti nella stessa maniera, o meglio, può sembrarlo ma non lo è. Ognuno di noi si ritroverà inevitabilmente a fare una propria analisi di quanto ha letto, inserendo punti di vista e opinioni che non possono far altro che arricchire la conversazione tra due lettori.

Nel caso in cui ancora, per qualche motivo, non lo abbiate fatto, vi invito a tuffarvi anima e corpo in questa esperienza che però, badate bene, va affrontata con testa, pancia e cuore ma, soprattutto, con la mente sgombra se la si vuole apprezzare a tutto toando.


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