domenica 21 febbraio 2021

Rivolgersi ai giovani, scrivere storie: intervista a Daniele Nicastro, in libreria con "Ogni giorno solo tu" | ed. Mondadori

Non dite che non vi avevo avvisato: questa settimana vi ho portato molte più recensioni del solito ma...il meglio l'ho tenuto alla fine. Lo so, lo so che vi vizio ma, seppur con i miei tempi biblici (e definirli biblici è particolarmente clemente) non potevo non parlarvi di uno dei miei grandi amori letterari, che ci regala sempre tante nuove storie. Ci vizia anche lui!

Prima di cominciare tengo a ringraziare Mondadori per avermi fornito la copia di uno degli ultimi lavori di Daniele, "Ogni giorno solo tu", che ha scatenato in me il desiderio di fare questa intervista.

Chiunque mi conosca, o mi segua su YouTube o su Instagram, o mi abbia sentita ciarlare di libri anche solo una volta, saprà sicuramente chi è Daniele e oggi sono felice di farvelo conoscere un po' meglio, nella speranza che siate già all'opera con il recupero di tutto ciò che ha scritto. Sì, il tono è minaccioso.

E: Come ti sei avvicinato alla scrittura e come mai hai deciso di rivolgerti ai giovani?

D: La scrittura nasce sempre o quasi sempre dalla lettura: è la passione per le storie che ti dà quello slancio in più per scrivere. Non può essere una regola universale, perché non basta desiderarlo per riuscirci: è necessario avere anche una certa predisposizione alla narrazione.

Ho provato come autodidatta a tutti gli effetti e, nonostante non avessi mai pensato che potesse diventare un lavoro, è proprio ciò che è accaduto e ancora oggi il desiderio non si è mai spento.
Fortunatamente ho ascoltato quel “tarlo” nella mia testa e ho sfidato me stesso.

Non ho deciso di rivolgermi ai giovani, è stato un indirizzo venuto da sé guidato principalmente dalla mia infanzia e giovinezza, entrambe costellate di belle letture; con i libri ho sempre potuto viaggiare ed essere chi volevo. Quando ho iniziato a scrivere ero io stesso un ragazzo: inizialmente ho approcciato il genere fantasy perché era quello che avevo sempre letto, per poi scoprire che stavo “saltando un passaggio”. Essendo un lettore tanto vorace, non mi ero soffermato a conoscere la letteratura per ragazzi passando direttamente ai libri per adulti: quando li ho riscoperti sono rimasto folgorato! Erano in grado di parlare a persone di età diversa allo stesso tempo. È stato così che ho iniziato, provando a spiegare delle cose che avevo capito da adulto al me ragazzo…da quel momento non ho più smesso.

E: È possibile identificare, in percentuale, quanti dei libri che leggi sono per ragazzi e quanti per adulti?

D: Penso di poter rispondere con tranquillità: 60% libri per ragazzi e 40% libri per adulti.
Del 40% dei libri per adulti va fatta anche la suddivisione tra romanzi e saggi: la maggior parte delle storie, infatti, nasce da un approfondimento di qualcosa di reale o, viceversa, il saggio devi andare a cercarlo per documentarti. Porto l’esempio pratico di uno dei miei ultimi libri, “Il Furto del Secolo”, che parte dalla vera storia della Gioconda. 

E: A quale dei tuoi libri sei maggiormente affezionato?

D: Per fortuna hai posto la domanda in questo modo e non mi hai chiesto quale dei miei libri sia “il mio preferito”: in quel caso sarebbe stato complicato rispondere. Parlando di affezione ti rispondo sicuramente con “Grande”, non soltanto perché ci sono dentro la mia Sicilia e le mie origini ma anche perché ha rappresentato il mio ritorno allo scoperto dopo tanti anni da ghostwriter.


E: Secondo te, è possibile invertire il percorso che ha portato i giovani ad allontanarsi dalle storie scritte a favore della tecnologia? Come?

D: La tecnologia è più fruibile in quanto passiva, al contrario della lettura: ti trovi a scegliere se sforzarti oppure no, e ci vuole una volontà che non è sempre facile avere.
Cosa possiamo fare? Scrivere libri bellissimi: io provo ogni volta a scrivere un libro eccezionale per questo motivo.

Sicuramente vanno anche fatti percepire come agili e divertenti, non come strumenti di tortura a disposizione di adulti crudeli.
Prendiamo “Diario di una schiappa”: non è certo pretenzioso e parla direttamente ai ragazzi che si identificano facilmente con i personaggi e riconoscono nelle storie esperienze che vivono anche loro.
Non bisogna obbligarli a leggere “alta letteratura” come se il resto non valesse niente, questo è l’importante.

E: Quali sono i 3 elementi irrinunciabili in un buon libro per ragazzi?

1. Il linguaggio adatto: io scrivo per target diversissimi, non è possibile scrivere nello stesso modo rivolgendosi a target diametralmente opposti.

2. Ci deve essere un percorso di crescita, all’interno del quale il giovane lettore può specchiarsi e riflettersi; non per niente, sono specializzato in romanzi di formazione.

3. Bisogna ridere, anche con libri drammatici: se i ragazzi percepiscono che un libro è solo drammatico lo evitano, anche quando si toccano argomenti delicati o seri, è sempre una buona idea inserire qualche battuta o un elemento che possa sdrammatizzare le tensioni.

E: Chi sono gli scrittori che ti guidano?

D: Più che un autore, d’istinto mi viene da pensare ad un’opera: “La storia infinita” di Michael Ende, su tutti. Poi ci sono i grandi classici per ragazzi, come “L’isola del tesoro” di Stevenson, che è proprio un romanzo di formazione. Credo sia l’unico libro che ho riletto più e più volte…
E poi c’è “Una serie di sfortunati eventi”, l’emblema del divertimento, dove si gioca costantemente con vocaboli e espedienti narrativi.

E: Com’è stata l’esperienza della scrittura a 4 mani? 

D: Per me era la prima volta e, non ti mentirò: è stata impegnativa. Sicuramente diversa da come me l’ero immaginata, sotto certi aspetti anche più difficile, per altre cose molto più bella!
È un’idea iniziale che desse quasi piena libertà di scrittura a entrambi e ci permettesse di avere ognuno la propria parte da sviluppare (avevamo un protagonista a testa).
Ci confrontavamo costantemente ma, allo stesso tempo, eravamo in grado di essere indipendenti, fino alle scene in cui i due personaggi si incontravano, compreso il finale che abbiamo scritto a staffetta.
Elisa è molto brava con gli aspetti tecnici: ha tenuto tutto sotto controllo in modo magistrale. Io? Beh, sono quello più…creativo!

E: Come è nata la storia di Eric e Meg? Ti sei ispirato a qualcuno che conosci?

D: Non è necessario scrivere qualcosa che non ha mai scritto nessuno: basta cambiare il punto di vista o inserire un personaggio originale. Di solito queste storie hanno solo un punto di vista e noi abbiamo deciso di inserirne due. I personaggi sono sicuramente un mix tra ragazzi che conosco e me stesso; Eric ha “ereditato” la mia passione per il cinema…e non solo!

E: Progetti per il futuro? Puoi darci qualche anticipazione?

D: Dunque…di quale ti parlo? *percepire la faccia sconvolta di Eleonora che ormai si aspetta qualsiasi cosa*: ho in cantiere un romanzo di formazione a sfondo horror *Percepire Eleonora che muore*: se volessi farti un esempio ti direi che il protagonista ha qualche punto in comune con quello di “Sette minuti dopo la mezzanotte”…e che la storia prende spunto da un fatto realmente accaduto ed è ambientata in un luogo esistente, caratterizzato da una misteriosa leggenda. 

*Percepire Eleonora che ringrazia Daniele per averle scatenato un hype che neanche sua zia per il libro di Harry e Megan*

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