Ciao a tutti e ben ritrovati.
Finalmente ci ritroviamo a parlare di gialli, di quelli ben congeniati e altrettanto ben scritti.
Ringrazio Libri Mondadori per avermi fatto incontrare Alessandro Bongiorni, Rudi Carrera e le crash room, e per avermi inviato una copia del romanzo.
Ho sempre avuto un rapporto difficile con la mia città natale, dove ho vissuto quasi sempre e dove tutt'ora abito con la mia famiglia. Il legame che indubbiamente c'è tra di noi è burrascoso, per lo più "siamo litigate" io e la mia Milano...
Resta il fatto, però, che quando leggo di lei, nelle descrizioni nate da sguardi differenti da mio e messe nero su bianco a fare da culla ad avvenimenti importanti, positivi o negativi che siano, rimango affascinata, come se non fosse tanto la mia immaginazione a lavorare sulle scene, quanto la mia memoria.
Alessandro Bongiorni ha deciso di mettere in atto un'operazione non semplice, immaginando un attentato immediatamente riconducibile a quello tristemente ricordato come "del Bataclan" tra le vie chic milanesi, quelle dove ci si riunisce con l'unico comune scopo di svagarsi e, per un po', di non pensare a nulla se non al qui e ora. Ed è proprio lì e in quel momento che l'autore dà sfoggio della sua grande capacità descrittiva, raccontando gli attimi di orrore, puro e sferzante, che si vivono in una situazione simile, non soltanto dal punto di vista delle vittime ma anche da quello di chi assiste e di chi soccorre.
Il grande punto di forza di "Favola per rinnegati" è certamente il suo non essere scontato, l'articolarsi delle vicende in modo sempre inaspettato e originale, ragione per cui mi sono trovata a pensare che dietro al risultato finale ci sia stato un profondo e accurato lavoro di studio e ricerca. Come non porre l'accento, poi, sui personaggi? Da grande appassionata del genere ho sempre fatto molta attenzione a questo aspetto, specialmente con il passare degli anni e con l'accumularsi delle opere pubblicate: non è semplice ormai dare vita ad un investigatore fuori dagli schemi, proprio perché "gli schemi" sono già stati vagliati, girati e rigirati tante, troppe volte. È qui che Bonsignori ha dato un'altra grande prova di abilità, sdoganando la sensibilità come caratteristica appropriata di un protagonista simile, rendendolo diverso da qualunque altro prima di lui.
L'unica avversità che si è abbattuta sulla mia lettura? La fissazione, che non riesco ad accantonare, per cui se so che non sto leggendo il libro in cui un protagonista seriale appare per la prima volta, finisco per avere difficoltà ad affezionarmici, come se fossi arrivata al cinema 7-8 minuti dopo l'inizio del film...capita anche a voi? In ogni caso, a tutto c'è rimedio: mi metto subito in pista per recuperare le opere precedenti.
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