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sabato 10 luglio 2021

Recensione | "Esercizi di ricostruzione" di Jodie Chapman, ed. Mondadori | Blog Tour

Il nostro viaggio attraverso le pagine scritte da Jodie Chapman si conclude oggi, su tutti i blog partecipanti, con le recensioni, il punto di vista di ognuna di noi, fatto di sfumature ed emozioni diverse l'una dall'altra. 

Tutti i blog coinvolti hanno approfondito temi importanti, collegati al romanzo: vi invito a passarci, trovate tutti i riferimenti qui sotto.


Trama: Nick e Anna hanno poco più di vent'anni quando si incontrano: entrambi hanno un lavoretto estivo presso il cinema locale. Anna è misteriosa, bellissima e proviene da un mondo molto diverso da quello di Nick. È cresciuta in una famiglia particolare, dove ci si prepara per la fine del mondo, e dove si conduce un'esistenza severamente controllata in cui bere o fare sesso prima del matrimonio sono assolutamente vietati: la religione è l'elemento fondante della sua educazione, il pilastro su cui la sua famiglia ha costruito la propria esistenza. Ma quando Nick entra nella sua vita, Anna si innamora appassionatamente. Il loro tempo insieme è fatto di poesia e di musica, di sigarette e conversazioni profonde sui loro sogni e sulle persone che sperano di diventare. Anna però ha paura di rinunciare a tutto ciò in cui ha sempre creduto e a coloro che ha amato. Se ne va, e Nick non la ferma. La vita di lui è difficile, tormentata da un passato doloroso e da un rapporto complesso con il fratello Sal, un ragazzo impulsivo e fragile, che Nick cerca in tutti i modi di proteggere. Quando Nick e Anna si incontrano di nuovo, anni dopo, la scelta da compiere sarà ancora più drammatica: perché, anche se il sentimento che li unisce è ancora forte, il loro presente è accanto ad altre persone, e a loro sono state fatte promesse sempre più difficili da mantenere.

Una storia di legami familiari dolorosi e fortissimi, che racconta cosa accade al sentimento unico e speciale che lega due persone quando il tempo e la distanza sembrano ostacoli insormontabili.

Un romanzo appassionante che mostra come l'amore dia la possibilità di ricominciare e fare i conti, una volta per tutte, con il dolore del proprio passato.




Quando mi tuffo in un romanzo che racconta principalmente una storia d'amore lo faccio perché qualcosa mi attira in modo particolare, mi colpisce a tal punto da farmi credere di poter trovare qualcosa di diverso tra quelle righe. Questo è stato il caso del romanzo di Jodie Chapman che, già dalle prime righe della trama, viene descritto come impregnato di realtà, schietto e diretto. Le promesse vengono a tutti gli effetti mantenute: la storia di Nick e Anna non è all'acqua di rose, è totalmente priva di cliché e, secondo me, di smussamenti. 

In un romanzo di formazione penso che il realismo sia un elemento fondamentale, senza il quale un libro rischia di lasciare dietro di sé soltanto illusioni. Io non cerco questo, piuttosto mi aspetto di imparare e che mi vengano offerti dei punti di vista rispetto alla vita che possano ispirarmi e restarmi dentro, pronti a saltare fuori in qualche circostanza futura. 

Il presupposto su cui si basa la storia è piuttosto classico, motivo per cui il rischio di risultare retorico o di cadere nel banale era piuttosto alto; l'amore impossibile tra i due protagonisti, diametralmente opposti e appartenenti a famiglie molto lontane tra loro, ha assunto tinte scure, spesso drammatiche, ma incredibilmente vicine a quella che potrebbe essere la vita di ognuno di noi. Ho trovato particolarmente azzeccata la scelta di far appartenere Anna ad un gruppo religioso, che ha ovviamente un peso specifico importante nella sua vita.

La scelta dell'autrice di non raccontare la storia con una sequenza temporale lineare è stata per me coraggiosa e molto ben riuscita: sebbene all'inizio ci voglia un po' di attenzione per mettere al loro posto tutti gli elementi forniti, proseguendo con la lettura si viene completamente travolti e trascinati dagli eventi, sentendosi quasi parte della storia. Non ho particolarmente amato, invece, Nick come unica voce narrante, non tanto perché non fosse adatto quanto perché in questo specifico caso avrei visto meglio una forma di narrazione corale.

L'amarezza che permea l'intero susseguirsi della vicenda resta attaccata al lettore, anche dopo diversi giorni dalla chiusura del libro. Questo per me è indice di ottima riuscita, di coesione stretta tra tutti gli elementi del romanzo. 

Consiglio la lettura a tutti coloro che sono in grado di interpretare la disillusione e di trasformarla in qualcosa di costruttivo: un libro davvero intelligente e ben studiato.

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