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giovedì 7 novembre 2019

"Cuorebomba" di Dario Levantino, ed. Fazi Editore

Buon pomeriggio Amici dei Libri!

Oggi doppio post, e sicuramente saprete che, quando è così, c'è da prepararsi.
Inizio ringraziando Fazi Editore, che mi permette di leggere in anteprima dei romanzi meravigliosi, e che vanta dei professionisti così attenti da prendersi davvero cura di noi blogger.


Quello di cui parliamo oggi è il secondo romanzo di un autore che ho amato moltissimo più di un anno fa, quando ho letto il suo splendido esordio "Di niente e di nessuno", di cui trovate il link qui.


Ambientato in una Palermo difficile, un racconto che fonde la dimensione individuale con quella sociale per una storia emblematica sulla volontà di riscatto.

A Brancaccio, periferia degradata, l’unico modo per difendersi dalla ferocia del quartiere è la famiglia. Ma le famiglie, si sa, sono infelici per definizione e così quella di Rosario. Il padre ha un’altra donna, un altro figlio, e ora è in carcere per spaccio di sostanze dopanti. La madre Maria, invece, scoperta la doppia vita del marito, si ammala di anoressia. Su questo equilibrio precario piomba la scure dei servizi sociali: Maria finisce in una clinica per disturbi alimentari, Rosario in una casa-famiglia. Ispirato dalle sue letture clandestine, il ragazzo diventa così una sorta di Oliver Twist, in lotta contro una legge folle che, nel nome dei diritti dei minori, recide i legami e separa le persone dagli affetti più cari.
Nella sua guerra al malaffare che gira intorno ai servizi sociali e nel tentativo di ricongiungersi alla madre, il protagonista però nulla potrà contro le estreme conseguenze di una sentenza definitiva. Fortuna che c’è Anna, ragazza di poche parole, misteriosa e magnetica, a donare a Rosario la luce di una rivelazione: esiste un solo veleno contro la morte ed è l’amore.
Dall’autore di Di niente e di nessuno, esordio felice e pluripremiato, un nuovo romanzo incisivo e vibrante sulla forza dei legami profondi, che vede ancora una volta il giovanissimo Rosario alle prese con le sofferenze della vita. Un racconto emozionante su cosa significhi diventare adulti affrancandosi dalla violenza e dalla miseria anche grazie allo sport e al potere salvifico dei libri.



Già dalla scorsa lettura ho avuto modo di constatare quanto lo stile di scrittura di Dario Levantino sia in grado di parlare direttamente ai cuori: non sono soltanto le storie a poter colpire il lettore ma ritengo fondamentale che gli autori sappiano come far letteralmente parlare i personaggi, è il modo migliore per coinvolgere ed emozionare, due tra le mie cose preferite. Levantino sa fare questo e molto altro, anche con "Cuorebomba" ha dimostrato di padroneggiare l'arte di raccontare gli esseri umani agli esseri umani.

Lungi da me voler risultare retorica, ma non è semplice trasferire con le parole tutto quello che si prova leggendo una storia di dolore, difficoltà, ostacoli e coraggio, soprattutto il coraggio. Il protagonista di "Cuorebomba" è uno dei meglio riusciti di cui abbia letto negli ultimi anni: immaginate un adolescente tanto segnato dalle difficoltà che la vita gli ha prospettato, quanto pieno di risorse che lo fanno quasi apparire disarmante. Sullo sfondo del più complesso e crudele quartiere di Palermo, che poi sullo sfondo ci sta ben poco, capita che un ragazzino si rifugi in posti che non ci aspetteremmo, come...la letteratura.

Sarebbe inutile dirvi che, nel momento in cui ho percepito l'ironia e e l'acume di Rosario, ho instaurato con lui un legame di empatia che ho portato avanti fino alla lettura dell'ultima parola dell'ultima riga, e che augurerei un personaggio come lui sulla strada di ogni lettore; il suo esempio e l'insegnamento che trasmette raccontando la sua storia servirebbero come l'aria a tanti ragazzi, ma anche a tanti adulti, per motivi così numerosi che non elencherò onde evitare di tenervi qui attaccati a leggere fino alla Vigilia di Natale, 2020.

Come accennato poco fa, il quartiere Brancaccio e la sua nomea la fanno da padroni durante tutto l'arco narrativo, sferrando colpi bassi appena possibile e ritraendosi a sfondo una volta colpito nel segno. Mi sono chiesta spesso se Levantino non avesse esagerato nella descrizione dell'ambiente in cui si svolgono le scene del romanzo, per poi rendermi conto che no, quello è il Brancaccio, non è un luogo fittizio messo lì perché c'era un posto da riempire. Il realismo di questo romanzo è disarmante.

In ultimo mi sento di accennare all'ennesima qualità dell'autore che, come tutti voi avrete certamente faticato a notare, apprezzo poco, ed è quella di esprimere con estrema semplicità dei concetti che vivono sul limitare del retorico, rendendoli così taglienti da ronzarti in testa in svariate situazioni di vita quotidiana. 

Arrivata alla fine di questo mio delirante commento, spero solo di non essere risultata io retorica ma di aver trasmesso almeno in parte quanto mi renda felice leggere e consigliare libri come "Cuorebomba", che vi invito con estremo calore a recuperare al più presto. 

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