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lunedì 16 luglio 2018

Mi faccio del male, lo so: "Resta con me" di Tami Oldham Ashcraft con Susea McGearhart ed. Harpercollins

Buongiorno Amici dei Libri, buon lunedì e buon inizio settimana!

Oggi vi racconto della mia seconda lettura fatta a luglio (sto andando a rilento, devo inserire il turbo) che ho amato ma che, contemporaneamente, mi ha fatta molto soffrire; credo non sia difficile intuirne il perché.


Giovani, innamorati e con un roseo futuro di fronte, Tami Oldham e il suo fidanzato Richard Sharp hanno trascorso alcuni mesi a visitare le isole polinesiane a bordo di una piccola barca a vela. Sono skipper provetti, e la proposta di portare l'Hazana, un modernissimo yacht a vela, fino al porto di San Diego è per loro un'occasione imperdibile che accettano con entusiasmo. Quando salpano da Tahiti il cielo è limpido e azzurro, ma a poco più di due settimane dalla partenza scoprono che un violento uragano sta facendo rotta su di loro, e avanza così velocemente che non c'è modo di sfuggirgli. 
È una delle tempeste più violente della storia, e i due giovani si ritrovano ad affrontare pioggia battente, onde alte come grattacieli e venti che soffiano a quasi 260 chilometri all'ora. Tami scende sotto coperta, e proprio mentre si sta assicurando con una cima sente Richard gridare. Un rumore assordante, e poi il buio. Tami rimane incosciente per ore. Quando si risveglia l'imbarcazione è semidistrutta. Non ci sono navi né terra in vista, solo una sconfinata distesa d'acqua tutto intorno. 
Resta con me è la storia di due giovani e di quarantun giorni trascorsi in alto mare su un'imbarcazione che è poco più di un relitto, senza motore né alberi, con la strumentazione di bordo in avaria e una riserva d'acqua e cibo limitata. Ma è soprattutto una storia che parla di sopravvivenza, di forza di volontà e di resilienza, e della straordinaria forza dell'amore.


Sono anni, ormai, che la mia propensione per le storie drammatiche mi permette di leggere libri e vedere film molto belli ma, come per la migliore delle medaglie che si rispetti, il risvolto implica una sofferenza emotiva non indifferente.

Questo libro mi è stato regalato dall'amabile marito che, sentendomi imprecare come sempre per troppi libri belli e i sempre troppo pochi soldi a disposizione, ha deciso di farmi felice.
Aveva un'espressione confusa durante la mia lettura, scattata circa quattro secondi dopo averlo ricevuto: non sapeva giudicare il mio stato d'animo,

Devo ammetterlo: neanche io sono riuscita a definirlo con facilità. 
L'intera storia è narrata in prima persona con uno stile molto telegrafico, seppur carico di enfasi data dalla situazione indescrivibilmente assurda. La prima parte è ricca di termini specifici relativi alla navigazione a vela e ho fatto un po' di fatica a raccapezzarmici; sicuramente, se io non fossi stata terrorizzata di auto-spoilerarmi il finale, avrei saputo che alla fine è stato inserito un glossario...

Ho ultimato la lettura circa in trenta ore, mi è stato impossibile chiudere il libro quasi del tutto, se non quando è stato strettamente necessario. Ho sofferto insieme a Tami durante l'intero sviluppo della vicenda e, doppiamente, riflettendo sul fatto che riscrivere, passo per passo, quanto le è accaduto mettendolo nero su bianco deve essere stato davvero doloroso. 

Il passaggio che più mi ha sconvolta è arrivato alla fine, motivo per cui ve ne posso parlare solo vagamente, ed è quello che racconta il ritorno a casa. Vi anticipo solo che se, come me, aveste guardato il trailer del film, la storia trasposta è leggermente fuorviante rispetto a quanto è accaduto realmente. 

A questo punto non mi resta che attendere, con ansia e una lievissima isteria, il 29 agosto, giorno in cui uscirà il film che vedrà protagonisti Shailene Woodley e Sam Claflin; nel frattempo vi lascio il link del trailer, oltre al mio voto per il libro.





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