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mercoledì 4 aprile 2018

Recensione "Grosso guaio a Dorba Rocchese" di Samuele Fabbrizzi e Vito Pirrò

Buongiorno Amici dei Libri e buon mercoledì!

Oggi desidero iniziare parlandovi di un racconto lungo, edito nella nuovissima collana specializzata in horror Dark Twin, di cui ringrazio calorosamente le amministratrici con cui ho iniziato a collaborare. Vi consiglio calorosamente di andare a sbirciare il loro catalogo, specialmente se siete amanti della narrativa di genere.



Grosso guaio a Dorba Rocchese | Samuele Fabbrizzi, Vito Pirrò | Dark Twin (Crime Line) | 2017 | 0,99€ ebook, 12,00€ cartaceo 


"La mia città non conosce la luce del sole. Dorba Rocchese è tenebra sporcata dai neon di bar e bordelli. Brulicante di prostitute, droga e violenza." Inizia così la storia di Garco e Stecca, due "addetti al recupero crediti" per il boss Baldimeo, malavitoso di Dorba Rocchese.
Due personaggi forti, violenti, dai modi poco cortesi, la cui intesa è minata da incomprensioni caratteriali e da una netta differenza nel modus operandi: Stecca è senza freni, sadico e perverso, e Garco non sopporta più di dover sistemare le cose anche per lui. Per questo decide di chiedere al boss di separarli, finendo però invischiato in un ultimo lavoro che dovrebbe segnare la fine della collaborazione tra i due: una semplice visita al dottor Carmona, un vecchio medico indebitato fino al collo. Arrivati a casa del dottore i due, però, scopriranno che la loro impresa non sarà affatto semplice come pensavano: si troveranno imprigionati da pesanti serrande d'acciaio all'interno dell'abitazione dello scienziato, trasformata in un laboratorio per la sperimentazione di uno strano virus. Su cavie umane: uomini e donne tramutati in creature orripilanti e senza controllo, un incubo che ha preso vita. In una notte diversa da tutte le altre, Garco e Stecca dovranno mettere da parte il rancore e usare tutte le armi in loro possesso per uscire vivi da quell'inferno in terra.

Desidero iniziare a parlare di questo racconto con una doverosa premessa: ho sempre amato il genere horror, sia esso attribuibile a libri, film, serie televisive o documentari. Con il passare del tempo, ahimè, ho tenuto sempre meno in esercizio il mio "pelo sullo stomaco", motivo per cui ho dovuto constatare di non essere più impassibile come una volta davanti a scene esplicite e particolarmente inquietanti, siano esse nuovamente relative a forme scritte o visive. 

Non posso quindi negare di essermi trovata lievemente in difficoltà appena ho iniziato il mio viaggio a Dorba Rocchese, messa davanti all'estrema crudeltà dei due protagonisti, alternativamente. Arrivo così a quello che vuole essere il nodo cruciale della mia recensione: gli autori di questo lavoro hanno avuto la straordinaria capacità non solo di ribaltare totalmente la mia prima impressione nei confronti dei personaggi e della storia in generale, ma soprattutto di farmici appassionare fino ad affezionarmici. 

Garco e Stecca sono due delinquenti, uomini al servizio di un boss mafioso di cui tutti temono l'ira, scelti proprio per la loro straordinaria, seppur differente, capacità di ottenere ciò che desiderano; la violenza inaudita che scatenano al loro passaggio è quasi senza precedenti e, in un primo momento, credo che ogni lettore si sia chiesto se fosse realmente necessario spingersi fino a quel punto o, per lo meno, descrivere gli atti dei due tanto nel dettaglio. 

Il risvolto di cui vi parlavo poco fa è reso incredibile proprio poiché arriva dopo una partenza tanto impattante: il rapporto tra i due bravi, diametralmente opposti caratterialmente, è conflittuale ai limiti dello spasso, ci regala uno spaccato ironico e sarcastico che paradossalmente si combina alla perfezione con le descrizioni degli atti atroci che compiono. Le peculiarità di ognuno vengono delineate in maniera magistrale, attribuendo una caratterizzazione più che mai riuscita. 

Non ho potuto fare a meno di affezionarmi ad entrambi, collateralmente. Provo a spiegarmi, seppur non sia semplice: se inizialmente Garco parrebbe essere la metà razionale della coppia, perde ogni tipo di self-control non appena viene provocato in prima battuta dall'operato eccessivamente sadico del suo socio, che non si risparmia di infierire senza controllo sulle sue vittime sia da vive che una volta morte, e successivamente dal modo che Stecca ha di esprimersi, spassosamente irritante, quasi esclusivamente per mezzo di metafore cariche di una para-filosofia che poco si addice ad uno spietato carnefice:  "La tizia delle pulizie dovrebbe scrollarsi di dosso la scimmia dello sballo prima di passare il cencio" e "Deve averlo morso il serpente del malumore, rifletto. Oppure il coccodrillo della bastardaggine." sono tra le mie preferite.

Infine, con mia somma sorpresa, ho finito per trovare ai limiti del genio l'espediente narrativo scelto per lo sviluppo della trama, che sfocia irrimediabilmente nella sfera fantascientifica, con tutti gli elementi adatti quali un dottore che si rivela essere uno scienziato pazzo, un virus letale e il suo antidoto, regalando al lettore un insieme di sensazioni paragonabili, mi azzardo a dire, ad un trip allucinogeno. Quello che più mi ha colpito in questo frangente è l'impeccabile equilibrio che gli autori hanno saputo dare, in pochissime pagine, ad una storia che vive perennemente sul filo del rasoio, tra il perfettamente riuscito e la follia.

Non posso esimermi dal raccomandarvi, però, di non avventurarvi a Dorba Rocchese a meno che non siate perfettamente consapevoli del genere che state per affrontare: Fabbrizzi e Pirrò non vi risparmieranno descrizioni dettagliate, quasi omicide quanto i personaggi di cui si parla, quindi badate bene, non è una lettura per tutti. Fatto il disclaimer, anche per paura di essere insultata da qualche lettore troppo fiducioso, sappiate anche che me medesima è riuscita a ridere (di gusto e, talvolta, anche rumorosamente) di scene talmente raccapriccianti che, a ripensarci, non riesco a decidere se essere spaventata da me stessa o in balìa di un'impellente necessità di trovare gli autori e abbracciarli. 

Concludo dicendo che il quinto barattolo, quello che non ho assegnato, è rimasto incompleto per via di (poche) descrizioni che ho trovato davvero troppo forti, seppur io sia rimasta complessivamente più che soddisfatta dalla lettura. 


Sono pronta per avventurarmi nuovamente nella lettura di un titolo Dark Twin, rimanete in campana: ne parleremo presto.



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