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lunedì 8 gennaio 2018

Recensione "La fragilità delle certezze" di Raffaella Silvestri

Buongiorno Amici dei Libri e buon lunedì!

E' ufficiale: la vita normale ha ripreso il suo corso, i panettoni e i mandarini sono ormai un lontano ricordo e, insieme alla molesta routine quotidiana, ripartono anche le recensioni non troppo positive. 


Titolo: La fragilità delle certezze
Autore: Raffaella Silvestri
Editore: Garzanti Libri
Collana: Narratori moderni
Anno edizione: 2017


Pagine: 286 

Formato: Rilegato
Prezzo: 16,90€


"Una delle voci più raffinate del panorama letterario italiano. Una storia intensa sulla rinascita dei sogni di una generazione che non ha più niente da perdere."


Milano. Anna ha trent'anni e da sempre si sente fuori posto - in famiglia, all'università, nelle sue difficili relazioni sentimentali. Eppure è tenace nell'andare avanti, e ora è riuscita ad avviare una startup di successo. Teo è il socio di Anna, un trentenne che sembra aver avuto tutto dalla vita e che però, dopo una carriera rampante, ha abbandonato la competitività esasperata dell'alta finanza. Tra loro c'è una certa elettricità, ma anche una distanza incolmabile. Fino a quando devono affrontare insieme il tracollo economico della loro impresa. E la loro personale battaglia si intreccia indissolubilmente con la Storia italiana, che ha dato tantissimo a una generazione ma ha tolto tutto alla successiva. Il passato e il futuro sono le due forze che tirano Anna e Teo ora verso la rassegnazione, ora verso quella pericolosa parola che è "speranza".

Ho scoperto l'autrice un po' per caso, un po' perché mi sono sentita attratta da lei come di rado mi capita: il suo secondo lavoro, quello che oggi analizzeremo insieme, mi si è praticamente lanciato tra le mani dalla pedana delle novità in libreria, dove era posizionato, in un tranquillo pomeriggio uguale agli altri di qualche mese fa. La mia attenzione è stata attirata in un primo momento dalla copertina, precedentemente utilizzata da Bompiani per una ristampa di "L'estranea" di Patrick McGrath, autore che amo visceralmente. Addentrandomi successivamente tra le parole riportate in quarta di copertina non ho più avuto dubbi: relazioni interpersonali, solitudine, difficoltà sentimentali per via di un uomo molto più grande della protagonista...e via, di corsa in cassa.

Al termine della lettura, però, non ho mio malgrado potuto dire di sentirmi soddisfatta.

Gli elementi positivi di certo non mancano, Raffaella Silvestri è una donna di ampia cultura e non ne fa mistero, regalando al lettore una prosa particolare e ricercata, ricca di termini aulici e, al contempo, priva di perifrasi e inutili giri di parole. Inizialmente ho trovato la "secchezza" del suo stile di scrittura molto adatta al contesto di cui si legge all'interno del libro, perfettamente calzante con le sensazioni che, ho dedotto, volesse far trasparire dal racconto. 


Proseguendo e sviscerando diverse questioni di pari passo con l'andamento della vicenda, ho iniziato ahimè ad avere difficoltà di comprensione: certamente ho accusato prima me stessa e, in particolar modo, la mia concentrazione che, evidentemente, non era delle migliori ma, anche mettendoci i massimo impegno, ho perduto per strada tutta l'empatia che avevo così rapidamente sviluppato nei confronti di Anna; la sensazione che lo stile di scrittura stesse prevaricando sui contenuti si è fatta sempre più forte, lasciandomi in svariati momenti decisamente a bocca asciutta, incompleta e desiderosa di maggiori delucidazioni.
Avrei preferito relazionarmi con un flusso di coscienza, se di questo si sarebbe voluto parlare, e non in balia di continui sbalzi temporali non accuratamente contestualizzati. 

Il secondo elemento che ha attirato maggiormente la mia attenzione in fase di acquisto, fortunatamente, non ha avuto la stessa sorte; trovarmi insieme ad Anna a percorrere le strade di una città che, oltre ad essere la sua, è anche la mia mi ha permesso di immergermi maggiormente e con più trasporto nelle atmosfere, seppur scarne, descritte. 

Sono arrivata a pensare che la vera protagonista di questo romanzo sia, in realtà, la solitudine, che permea ogni singola pagina, ogni singola parola che il lettore trova all'interno del libro, creando una perenne sensazione di smarrimento che lo accompagnerà sino all'ultimo punto. Ammesso che questa mia tesi abbia del fondamento, ciò mi farebbe certamente vedere con occhi diversi la totalità e la riuscita di questo lavoro, che potrebbe così scrollarsi di dosso quel velo di esagerazione nell'ostentare che, personalmente, mi ha piuttosto irritata.  

Mi sento infine di specificare che, con ogni probabilità, la soggettività che mi contraddistingue, in questa occasione, abbia certamente preso il sopravvento, annebbiando il mio giudizio critico e spezzando il filo di connessione che si era inizialmente creato tra me e questo libro; ciò non mi impedisce invece di rinnovare la mia ammirazione per le capacità narrative dell'autrice e la sua indubbia preparazione, conseguita oltretutto presso i migliori istituti di istruzione di cui io abbia mai sentito parlare in Italia (esatto, quelli che io non ho frequentato, ihih).

#ancheno


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