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lunedì 11 dicembre 2017

Recensione: "La settimana bianca" di Emmanuel Carrère

Buongiorno Amici dei Libri e buon inizio settimana!

Oggi parliamo del primo dei due libri che ho letto con i miei amati membri del Reader's park, il gruppo di lettura gestito da me e da Lastnightatmanderley






Titolo: La settimana bianca
Autore: Emmanuel Carrère
Traduttore: M. Balmelli
Editore: Adelphi
Collana: Fabula
Anno edizione: 2014
Pagine: 139 

Formato: Brossura

Prezzo: 16,00€






Trama: "Ero solo, in una casetta in Bretagna, davanti al computer," ha raccontato una volta Emmanuel Carrère "e a mano a mano che procedevo nella storia ero sempre più terrorizzato". All'inizio, infatti, il piccolo Nicolas ha tutta l'aria di un bambino normale. Anche se allo chalet in cui trascorrerà la settimana bianca ci arriva in macchina, portato dal padre, e non in pullman insieme ai compagni. E anche se, rispetto a loro, appare più chiuso, più fragile, più bisognoso di protezione. Ben presto, poi, scopriamo che le sue notti sono abitate da incubi, che di nascosto dai genitori legge un libro, dal quale è morbosamente attratto, intitolato Storie spaventose, e che, con una sorta di torbido
compiacimento, insegue altre storie, partorite dalla sua fosca immaginazione: storie di assassini, di rapimenti, di orfanità. E sentiamo, con vaga ma crescente angoscia, che su di lui incombe un'oscura minaccia - quella che i suoi incubi possano, da un momento all'altro, assumere una forma reale, travolgendo ogni possibile difesa, condannandolo a vivere per sempre nell'inferno di quei mostri infantili. Questo perturbante, stringatissimo noir è da molti considerato il romanzo più perfetto di Emmanuel Carrère - l'ultimo da lui scritto prima di scegliere una strada diversa dalla narrativa di invenzione.


"La settimana bianca" è il primo libro di Carrère che mi sono trovata a leggere ma, di certo, non sarà l'ultimo. Ne ho scoperto l'esistenza sul canale YouTube di Matteo Fumagalli, meraviglioso booktuber grazie al quale vengo sempre a conoscenza di titoli entusiasmanti, molte volte poco conosciuti. I termini entusiastici con cui Matteo ne ha parlato, conditi da una certa, sottile inquietudine che il libro gli ha lasciato, mi hanno convinta a recuperarlo e non ne sono rimasta per niente delusa.



La caratteristica che più mi ha colpita è indubbiamente la crudezza della storia, che viene magistralmente raccontata in pochissime pagine: è raro che un autore riesca a trasmettere sensazioni così forti e a delineare in maniera tanto particolareggiata i personaggi, scrivendo un romanzo breve.

Partirei dal presupposto che, quando mi trovo a leggere di protagonisti sotto i vent'anni, ancor più se sono dotto i dieci, inevitabilmente mi trovo doppiamente coinvolta: l'espediente del bambino che si trova a dover fronteggiare una situazione di grossa difficoltà è certamente di grande impatto, almeno per quel che mi riguarda. In questo caso accompagneremo Nicolas durante un complesso processo di accettazione di diversi ostacoli cui la vita ci mette necessariamente di fronte.

Ho trovato estremamente arguta l'idea di concentrare l'attenzione, per tutta la prima parte del racconto, su quelle che sono le "usuali" paure di un bambino di nove anni, quali il distacco dai genitori per via di una settimana in gita scolastica, il confronto con i propri coetanei e il conseguente timore di non essere accettati e, soprattutto, l'incubo che per un ragazzino rappresenta l'idea di poter fare una brutta figura, come fare la pipì a letto durante la notte. 


Successivamente, gli avvenimenti prenderanno una piega nera, oserei dire grottesca, e costringeranno Nicolas a confrontarsi con qualcosa di più grande di lui. Molto interessante è stato vedere come il protagonista, proprio in questo frangente, sia riuscito a fare breccia nel "capo-classe", il ragazzino più ammirato e forte di tutti, che lo prenderà sotto la propria ala, affiancandolo durante l'evento più saliente dell'intera vicenda. Ho interpretato questa scelta come una sorta di metafora dell'istinto di sopravvivenza, quello che prende il sopravvento in caso di necessità e quando si desidera qualcosa con tutte le proprie forze come, ad esempio, appartenere ad un gruppo o essere accettato. 

Essendo io un'amante delle storie cupe, a maggior ragione che comprendano l'analisi degli aspetti psicologici riguardanti i personaggi, non ho potuto fare altro che apprezzare enormemente l'arte di Carrère, la maestria con cui è riuscito a imbastire i presupposti per una delle letture più inquietanti e, al tempo stesso, soddisfacenti che ho fatto quest'anno, con il plus di aver realizzato tutto questo in sole 140 pagine. 

Consiglio questa lettura a tutti coloro che, come me, amano addentrarsi nei meandri della psiche umana, che però non sappiano di avere una scarsa resistenza alle brutture della vita perché di questo libro tutto si può dire, tranne che sia esclusivamente un'opera di fantasia.


#pazzagioia 




2 commenti:

  1. Sembra interessante! Sono curiosa! 😘😍

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  2. Mi avevi già incuriosita con il teaser tuesday ma con questa recensione mi hai decisamente convinta 😁

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